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Prima guerra del rusco: ricordi dalla trincea romagnola

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È trascorso esattamente mezzo secolo da quando, nell’estate del 1971, scattò a Forlì la Prima guerra al Rusco. Erano anni in cui il cambiamento degli stili di vita seguito al boom economico stava mostrando la fisionomia ancora sconosciuta di un nuovo grande nemico sociale e igienico direttamente collegato alle adorate novità portate dalla società dei consumi.

Nel ventennio precedente, migliaia di persone era fuggite dalle campagne, dalla collina e dal Meridione (Forlì contò l’arrivo di 25 mila nuovi residenti), trovando casa nelle stecche di alloggi popolari spuntati dove un tempo stavano grano e filari: a Cà Ossi, alla Cava, a Bussecchio, al Ronco. Urbanesimo, logica usa e getta, esplosione incontrollata del traffico: queste erano l’altra faccia della medaglia. Così a partire dagli anni Sessanta Forlì, come tante città italiane, cominciò ad abbrunirsi a causa dei gas di scarico delle auto, delle emissioni delle fabbriche e degli impianti di riscaldamento delle tantissime abitazioni, mentre una dilagante marea di rifiuti contribuiva a insudiciare strade, portici, campagne e rivali mettendo in crisi la capacità di assorbimento dell’impianto di smaltimento di viale Bologna e delle fosse utilizzate a discarica sparse nella periferia.

La questione non era più rinviabile e portò il Comune a lanciare un’offensiva chiamata “Forlì Città Pulita”. La prima edizione fu pionieristica ma aprì la via ad altre che seguirono. Preceduta dal coinvolgimento dei neonati Comitati di Quartiere e da una campagna informativa con striscioni e manifesti, la fase operativa scattò dal 15 al 31 luglio e vide in prima linea gli uomini della Azienda Municipalizzata Servizio Nettezza Urbana. Alle forze d’organico furono aggiunti sette operai per lo spazzamento straordinario e una squadra di ruspe che sanò ben 25 discariche a cielo aperto. Per la pulizia di fossi campestri e stradali del forese, nei quali venivano abitualmente gettati rifiuti, si mobilitarono centinaia di cittadini.

Significativa l’introduzione di un automezzo con impianto di demuscazione per le aree assediate dagli insetti. “Forlì Città Pulita” attivò pure un percorso di responsabilizzazione con lezioni nelle scuole e volantini nelle parrocchie, nei circoli e nei negozi. Fu quella la prima di altre battaglie locali che nel nostro territorio hanno portato la situazione sotto controllo intervenendo, oltre che nell’organizzazione dei servizi, anche culturalmente promuovendo il riciclo, la minor produzione degli scarti e la lotta agli inaccettabili abbandoni abusivi. Detto questo esiste ancora un problema enorme che riguarda la Romagna, l’Italia e l’Europa. Ed è che la sporca guerra dei rifiuti dilaga in tutto il mondo e in questo momento, il rusco (da quello tossico e nucleare smaltito nei Paesi poveri alle isole di plastica negli oceani), continua a vincere.

Mario Proli