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Maximiliano Ulivieri e il Comitato “LoveGiver”

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So che è difficile da credere ma vi assicuro che essere in carrozzina non significa non avere gli “ormoni a palla”. Sono sempre più convinta che sia un aspetto fondamentale della vita di ognuno di noi e incide notevolmente sulla qualità di vita. Proprio per questo motivo non ho esitato a contattare Maximiliano Ulivieri per richiedere un percorso con l’assistente sessuale. Max è la persona che ha creato il comitato “LoveGiver” nel 2013. Ha organizzato il primo corso per O.E.A.S (Operatore all’affettività e all’emotività e alla sessualità delle persone con disabilità) che sta terminando proprio in questo periodo. Per questo motivi l’abbiamo intervistato.

Maximiliano Ulivieri come hai iniziato la tua battaglia per il riconoscimento dell’assistente sessuale? Come ti è venuta l’idea?
«L’idea mi è venuta perché negli ultimi anni ho tenuto un blog dove raccontavo di me, anche cose molto personali, e da lì ho raccolto tanto materiale, molti commenti e storie. Storie di persone con disabilità spesso in condizioni peggiori delle mie. Ho capito ben presto che c’è chi sta peggio di te. Molti lamentavano proprio la mancanza della sfera affettiva e sessuale. Per caso un’amica conosciuta in chat mi raccontò della figura dell’assistente sessuale in Svizzera e da lì nel 2013 ho creato il Comitato “LoveGiver”».

Come mai in Italia è così difficile il riconoscimento della figura dell’assistente sessuale?
«In Italia è complicato introdurre la figura dell’assistente sessuale per diversi motivi. Il primo è certamente che nel nostro Paese il sesso è un tabù anche per le persone non disabilità. Sia per questioni legate alla religione, sia per una cultura spesso proibizionista verso i piaceri del corpo. Poi ci sono difficoltà a livello di legge. Purtroppo, anche se le due figure sono molto diverse, per la legge attuale ci può essere l’accostamento alla prostituzione. Dunque si deve fare una legge specifica per svincolarsi da possibili reati. C’è anche il fatto che le grandi associazioni non osano prendere una posizione a riguardo per timori di discussioni e polemiche interne. Non ultimo, c’è anche il timore di molti disabili che questa figura possa far passare un messaggio errato. In sintesi che la gente comune pensi che il disabile abbia una sessualità “speciale” perché ha bisogno di una persona comune, quindi la sua sessualità non è comune. Questo è uno dei timori principali. Mentre per me è il contrario: proprio perché chiedo aiuto io sono come voi. Desideri, passioni, voglia di provare piacere anche col mio corpo».

Cosa si potrebbe fare per aiutare le persone con disabilità ad esprimere i loro istinti sessuali?
«A questa domanda rispondo semplicemente: fare come te. Dare l’esempio di come non ci si debba vergognare dei propri desideri».

Per maggiori e dettagliate informazioni consiglio vivamente di visitare la pagina facebook: https://www.facebook.com/max.ulivieri?ref=br_tf.

Paola Negosanti