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L’alzata di spalle
Nell’elettorato molto spesso quando un politico lascia un incarico elettivo senza portarlo a termine, non provoca alcuna indignazione. Nemmeno con l’aggravante che il motivo per cui lascia è per ricoprirne un altro “superiore”. Questo perché è quello che farebbero quasi tutti. Quasi. Eppure farsi eleggere promettendo di amministrare una grande città, e poi lasciare il proprio impegno a metà dell’opera, è di fatto sinonimo di inaffidabilità e dovrebbe causare per lo meno una sanzione reputazionale. Nella vita comune infatti, ma ancor più in ambito lavorativo, un impegno importante che venisse eluso da qualcuno causerebbe probabilmente la scomunica del soggetto che ha promesso e non mantenuto per convenienza l’impegno preso. In ambito politico invece provoca ai più una semplice alzata di spalle.
Alle imminenti elezioni regionale dell’Emilia-Romagna il candidato governatore della coalizione di centrosinistra sarà Michele De Pascale, attuale sindaco di Ravenna eletto nell’ottobre 2021. Nonostante abbia ancora due anni di mandato, dopo essere stato scelto nominalmente dai suoi elettori, ha accettato la candidatura per andare a ricoprirne un ruolo amministrativo di maggior prestigio. Se in campagna elettorale avesse detto ai ravennati: ”mi candido a sindaco ma se tra 2 anni mi verrà offerto un incarico più importante me ne andrò”, l’effetto sull’elettorato sarebbe stato diverso.
Certo la responsabilità di questa decisione è sua, ma quella di candidare chi non ha ancora terminato il suo impegno amministrativo è un abitudine che purtroppo molti partiti hanno da tempo. L’elettorato poi non batte ciglio quindi è giusto che si continui in questa direzione. Per dovere di cronaca, è bene ricordare che accade la stessa cosa alla regione Liguria dove il centrodestra ha appena candidato Marco Bucci, attuale sindaco di Genova eletto nel giugno 2022. Il pastore cambia pascolo ed il gregge neanche bela.
Giorgio Venturi