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Stecchetti e Carducci, rivalità e invidia

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La domenica è iniziata con il pensiero Olindo Guerrini, il grande, e al perchè decise di far nascere, e far morire, il suo alter ego poetico Lorenzo Stecchetti, a Fiumana. Una suggestione personale, vista l’assenza di collegamenti specifici (egli disse di se stesso che “purtroppo” era nato a Forlì, si sentiva figlio di Sant’Alberto di Ravenna, lavorò e visse a Bologna), porta alla nota rivalità con Carducci, che più volte fu di casa a Fiumana, ospite degli Albicini alla Villa Pandolfa.

Forse anche Guerrini venne ospitato insieme al vate. E annotò il nome podere vicino alla Pandolfa (nella foto), in faccia al nuovo cimitero (parliamo della seconda metà dell’Ottocento): Casella. Lì, tra abitazione e cimitero, collocò l’inizio e la fine del povero Lorenzo Stecchetti. Una ipotesi di “sberleffo” che certamente era nelle corde di Guerrini-Stecchetti. La cui opera, Postuma, uscì nello stesso tempo delle Odi Barbare dell’amico-rivale Carducci e superò per successo popolare a Bologna e in Romagna. A proposito di invidia, sentimento ripugnante e motore di malignità, Guerrini ci ha lasciato una delle più efficaci descrizioni. In dialetto, nella prima quartina di Rumagna, uno dei suoi più celebri Sonetti.

E dai! Tott quent i l’ha cun la Rumagna
Ch’e’ pè ch’la sia la cheva d’i assassen.
A gl’i è toti calogni d’ birichen
Che l’invigia smardosa la si magna.

Come può essere la “invigia” se non “smardosa”? Ed è così ingorda che mangia, anzi divora ciò che trova per saziare le frustrazioni della pancia, del cervello, del cuore.

Mario Proli