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Quando giornalisti e intellettuali andarono in trincea

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In guerra non muoiono solo i militari ma anche i giornalisti e intellettuali, come ci ricorda la lista di corrispondenti di guerra caduti in prima linea anche nei recenti conflitti sui quali siamo continuamente aggiornati. Un interessante e documentato saggio di P. Roesler Franz e E. Serventi Longhi “Martiri di carta” (Gaspari, 2018) elenca i giornalisti caduti durante la Grande Guerra dove si trovarono nel ruolo perlopiù di combattenti e non di inviati di guerra formulando per ognuno una accurata scheda biografica. A perdere la vita furono in 264, tra giornalisti professionisti e collaboratori di giornali o riviste informative, politiche o culturali. Di questi una sessantina venivano dalla nostra regione, tra i quali quattro dell’area forlivese.

Cominciamo dal più noto dato che legata a Forlì è la figura di Fulcieri Paulucci de Calboli, Medaglia d’oro al valor militare, appartenente ad una delle più gloriose famiglie aristocratiche forlivesi. Nato nel 1893, laureato a Genova in legge, fu convintamente in sintonia con i circoli politico-culturali nazionalisti e irredentisti negli anni precedenti al primo conflitto mondiale. Scoppiata la guerra Fulcieri servì come tenente di cavalleria. Dopo essere stato ferito una prima volta, lo scoppio di una granata, gli procurò in seguito la zoppia irreversibile ad una gamba. Ripreso il servizio come osservatore di artiglieria, nel gennaio ’17 durante un’azione fu nuovamente ferito ma in maniera così grave da rimanere paralizzato alle gambe.

Impossibilitato a servire sui campi di battaglia, Fulcieri continuò la sua guerra sul terreno della propaganda. In tal senso iniziò la sua collaborazione con la rivista “Vita fraterna”, periodico patriottico milanese. In seguito scrisse una serie di articoli per il quotidiano Il Secolo XIX, raccolti successivamente in una pubblicazione (Dalla morte alla vita, Genova 1918). Purtroppo le condizioni di salute di Fulcieri, minato nel fisico dalle tante ferite riportate sui campi di battaglia, peggiorarono continuamente. A nulla servì il ricovero all’Istituto Rizzoli di Bologna, dove il celebre clinico Augusto Murri cercò in tutti i modi di salvargli la vita. Così Fulcieri Paulucci de Calboli si spense nel sanatorio svizzero di Saanen il 28 febbraio 1919.

Achille Mazzoni, fervente cattolico e animato da sincero amore per la patria, era nato a Forlì nel 1893 in una agiata e importante famiglia che aveva dato alla città con Alessandro (1804-1882) un sindaco e un deputato. Il nipote Achille, intelligente e vivace, aveva un forte rapporto di amicizia con Franco e Raniero Paulucci de Calboli componenti del nobile casato forlivese.
Formatosi presso i gesuiti del collegio di Frascati e poi a Firenze, oltre che per la musica, coltivò una grande passione per la scrittura manifestatasi anche collaborando al giornale studentesco e proseguita poi a Firenze. Studente di medicina, Achille, allo scoppio della guerra, fu arruolato, ovviamente, in sanità. Aspirante ufficiale medico, decorato con la croce al merito, Mazzoni cadde l’11 dicembre 1917 sul Col della Berretta, investito dall’esplosione di una granata durante i combattimenti sul Monte Grappa. Di lui rimane il busto in marmo (nella foto) presso la tomba di famiglia al cimitero monumentale forlivese.

Altri due martiri di carta forlivesi che ebbero collaborazioni con giornali furono Alberto Bani e Francesco Neri. Il primo, nato a Forlì nel 1893, tenente in un reparto di assalto, decorato con medaglia d’argento, cadde nei pressi di Udine nell’ottobre del 1917. Neri, che era nato a Santa Sofia nel 1895, collaboratore della “Gazzetta dello Sport”, era sottotenente del 59° reggimento fanteria “Calabria”. Decorato con la medaglia d’argento, perse la vita ai primi di agosto del 1916 nel corso di un assalto sul Piccolo Colbricon vicino al Passo Rolle, mentre cercava di aprirsi un varco nei reticolati nemici.

Paolo Poponessi