Dino Amadori: l’ultimo dei romagnoli influenti

Tre fratelli, tre castelli

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Con Dino Amadori se ne va l’ultimo dei romagnoli influenti: un grande professionista e ricercatore, con uno straordinario impatto sulla società romagnola grazie allo IOR (Istituto Oncologico Romagnolo), in grado di condizionare i politici, non solo di Meldola e di Forlì, ma anche di Ravenna, Cesena, Bologna, ecc.

Nessuno, dopo di lui, potrà fare altrettanto. Prima di lui – Fellini a parte – solo i poeti: Spallicci, Guerra. Anche in questo – oltre che per il suo quotidiano mestiere di medico – sta l’eccezionalità assoluta di Dino.



“Tre fratelli, tre castelli, / eccoti l’Italia”: lo scriveva Giuseppe Giusti intorno al 1848. Mi è tornato in mente, quando ho saputo che il presidente della Basilicata ha deciso la quarantena per i cittadini di ritorno dal Nord. Anche al tempo del colera provarono a chiudere le porte dei paesi e a imporre una quarantena ogni 15-20 km: un viaggiatore nello Stato pontificio impiegò mesi per raggiungere il Po da Roma.

Nonostante polizze e salvacondotti, non funzionò. Solo la consapevolezza del rischio, ed un comportamento prudente conseguente, servono a qualcosa. Per questo, le attuali misure, non sempre significative dal punto di vista sanitario, contribuiscono tuttavia a creare, con la paura, una coscienza collettiva accelerata. Quella che la cultura scientifica, osteggiata da parte della politica e dei media “popolari”, non è riuscita, in tanti anni di Repubblica, a radicare nel corpo sociale. Speriamo ci riescano.

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Roberto Balzani, nato a Forlì il 21 agosto 1961, è uno storico, saggista e politico italiano. È professore ordinario di storia contemporanea alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Bologna. È stato sindaco di Forlì, dal 2009 al 2014 è professore ordinario di Storia contemporanea alla Facoltà di Conservazione dei beni culturali dell'Università di Bologna (sede di Ravenna), della quale è stato preside fra il 2008 e il 2009. Ricercatore in Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze dal 1992, è divenuto poi professore associato alla Facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università di Bologna e quindi professore ordinario. Fra i suoi interessi più recenti, la storia del regionalismo e del patrimonio culturale, cui ha dedicato diversi saggi, collaborando alle iniziative promosse alla Scuola Normale Superiore di Pisa da Salvatore Settis. Fra il 1992 e il 1996 ha fatto parte del consiglio d’amministrazione della Fondazione “Spadolini – Nuova Antologia” di Firenze. E’ stato a lungo componente del consiglio direttivo della Società di Studi Romagnoli, dell’Istituzione Biblioteca Malatestiana di Cesena e dell’Ibc Emilia-Romagna. Fra le principali pubblicazioni da menzionare la ricostruzione del regionalismo culturale romagnolo fra ‘800 e ‘900 (La Romagna, Bologna, 2001, ristampata con un nuovo capitolo nel 2012); inoltre, la sintesi Storia del mondo contemporaneo, Milano, 2003 (con Alberto De Bernardi), la ricerca di storia dei beni culturali Per le antichità e le belle arti. La legge n. 364 del 20 giugno 1909 e l’Italia giolittiana (Bologna, 2003) e la cura dei Discorsi parlamentari di Carducci (Bologna, 2004). Con Angelo Varni è curatore de La Romagna nel Risorgimento (Roma-Bari, 2012). Alla sua esperienza di amministratore è dedicato il pamphlet: "Cinque anni di solitudine. Memorie inutili di un sindaco" (Bologna, 2012). E’ autore di diversi manuali di storia per le Scuole medie e i Licei.

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