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L’ex Opera Nazionale Balilla a Forlì
Non stupisce che molti non conoscano la scala elicoidale presente nella palestra dell’ex Opera Nazionale Balilla, edificio progettato dall’architetto romano Cesare Valle, realizzato fra il 1933 e 1935, presente in viale della Libertà a Forlì, come non stupisce che pochi ne conoscano la genesi, la sua evoluzione, il suo ampliamento, avvenuto nel 1941, fino al recente recupero.
Al pari, altri edifici attigui o limitrofi, quali l’ex Collegio Aeronautico, l’ex Stazione Agraria, l’Istituto Tecnico Industriale, per citare i maggiori, sono sconosciuti ai più soprattutto per quanto riguarda i loro interni e le opere d’arte contenute.
Inutile ricordare che gli edifici realizzati nel Ventennio in Italia sono stati spesso oggetto di abbandono, trascuratezza, perché il giudizio storicista è stato frequentemente ammorbato da un pregiudizio ideologico che confonde gli edifici con la politica e la politica con gli edifici.
La cartina di tornasole di questa mia affermazione è data dai libri di storia dell’architettura in uso corrente nelle facoltà di Architettura italiane, dove ho studiato e, per anni, insegnato, nei quali è possibile verificare quanto poco spazio, a volte nessuno, occupino le architetture italiane realizzate nel ventennio. Ciò non avviene, parimenti, nelle università di architettura straniere che hanno nei loro programmi di storia interi capitoli dedicati alle architetture moderne realizzate in Italia nel Ventennio, il MIT, ad esempio (Massachusetts Institute of Technology), o l’ETH di Zurigo (Eidgenössische Technische Hochschule) e molti studenti vengono, per questo, a visitarle.
Innegabile, comunque, il fatto che da anni e da più parti si sia avviato un processo di studio e valorizzazione di queste architetture e anche nelle nostre facoltà sempre più docenti propongono quali temi di studio opere e realizzazioni del ventennio.
Così è stato anche per l’ex O.N.B., che molti chiamano anche ex G.I.L., che è un edificio sicuramente conosciuto dagli studiosi e dagli addetti ai lavori e il suo restauro, completato in parte nel 2015 (ricordo che manca il cinema-teatro), ne ha sicuramente ampliato la notorietà ma, a parere dello scrivente, se non lo si rende visitabile, la notorietà col tempo si affievolisce fino a spegnarsi.
Al già stato fatto, aggiungerei la realizzazione di qualche pannello che ne descriva lo stato iniziale, il suo ampliamento, le sue modifiche e, perché no, anche il restauro, che contribuirebbe ad una conoscenza più ampia e, anche, precisa dell’intero manufatto. Si scoprirebbe, ad esempio, che la scala elicoidale citata è stato realizzata in cemento armato e poi trattata superficialmente per renderla simile al marmo e che era, all’epoca, abbastanza usuale; nella ex casa del fascio a Predappio ci sono tre scale elicoidali dello stesso tipo, ma più piccole.
A parte la scala, ci sarebbero anche altre interessanti informazioni relative a quanto è stato cancellato come la splendida piscina coperta, come dimostrato le numerose immagini fotografiche, che molti forlivesi e non ancora ricordano perché demolita in tempi relativamente recenti, anni ’80 (se non ricordo male), per realizzare, al suo posto, due palestre sovrapposte, una nell’interrato e una al piano rialzato. Oltre a ciò, ci sarebbero anche tanti altri dettagli da descrivere che fanno di questo edificio un’opera molto particolare come, ad esempio, l’ingegnoso sistema di ventilazione naturale previsto proprio per la zona piscina, realizzato con dei condotti che favorivano la fuoriuscita del vapore; o, anche, lo straordinario sistema d’impacchettamento delle enormi vetrate che, in estate, aprendole, permettevano ai fruitori della piscina di interagire con l’area esterna.
In generale, ritengo che sotto il profilo culturale ci siano tante cose da riscoprire e studiare che potrebbero essere motivo di interesse non solo per gli addetti ai lavori ma offrirsi anche a un pubblico più vasto col solo vincolo di rendere queste opere visitabili, magari accompagnati da una guida esperta che sappia coinvolgere i visitatori.