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Trattoria Marianaza

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Ultimo aggiornamento:

Trattoria Marianaza
Indirizzo via Torricelli, 21 – 48018 – Faenza (Ra)
Recapiti tel. 0546 – 681461
Giorno di chiusura: in inverno: martedì e mercoledì; da giugno a settembre: mercoledì e domenica.
Orario: mezzogiorno: dalle ore 12,30 alle 14,15. La sera: dalle 19,15 alle 22,00.
Chiusura per ferie: 1 settimana in inverno e 3 settimane a settembre.
Come arrivare: itinerario consigliato: Recarsi nel centro di Faenza (si arriva comodamente da Forlì con la via Emilia), parcheggiare in piazza Martiri della Libertà, a piedi si trova la laterale, isola pedonale.
Il locale non è climatizzato e non ha sale all’aperto.
Parcheggio: Antistante al locale nella Piazza della Libertà (gratuito dalle ore 12,30 alle 14,30).

Chi entra nella Trattoria Marianaza non può che non approfittare del generoso camino e gustare un po’ di carne alla brace. Difatti la prima volta che capitai in questa trattoria rimasi subito colpito dal grande camino che è posto in fondo alla sala, di fronte ai tavolini dei commensali (se vogliamo parlare di grandi camini, allora vai a vedere quello di “Zanni” a Villa Verucchio). È un locale dedicato alla Romagna nel massimo concetto romagnolo che si riflette ed ama la Cucina del Territorio: la carne.
Storia di Romagna. Un fatto importante successe in questo luogo: la sera dell’ultimo dell’anno del 1844, Romolo Liverani e Achille Calzi, con una combriccola di amici, fondarono il famoso “Lunari di Smémbar”, la fama del quale ha varcato i confini della Romagna e si è allargata in tutto il mondo.

Dimensione del locale: Monosala di discrete dimensioni, ambiente rustico, caldo e familiare. Alle pareti diverse (troppe) “tovagliette” incorniciate con dediche: bella quella di Dario FO.
Locale tipico con arredo in legno vecchio e non-anticato; retrò e con sapore di storia. Grande placca in ceramica appesa sul camino del Trattoria Marianaza evocante gesta eroiche di libertà.
Servizi igienici: Un solo “monobagno”, quindi “mono-sesso”, comunque in buono stato, pulito, con dosatore e carta asciugamani.

Target del locale $$$: Medio.
Carte di Credito: Tutte.
Cucina: Tipica del territorio romagnolo.
Altre eventuali note sulla cucina: La signora Mariangela assieme alle figlie Natascia e Luana, gestiscono dal 1969 la storica trattoria. Direzione: Mariangela & figlie.

Descrizione del Menù:
– Antipasti: Affettati di Mora Romagnola; Tagliere di crudo, ricotta e menta. Baccalà coi porri; Cotolette al sugo di piselli; Trippa in umido; Crostini.
– Primi piatti: Tagliatelle; Tortelloni; Cappelletti (ragù; burro salvia e in brodo); Passatelli in brodo; Pasta e fagioli;
– Secondi piatti: Carne alla brace; Lombata di Vitello; Fettina di manzo; Fegato (di maiale) in rete con salvia alla brace; Costata di Chinina; Fiorentina.
– Contorni: Vari di stagione; formaggi; squacquerone con piadina; Formaggi con marmellate e miele.
– Pizze: no
– Dolci: Zuppa inglese; Ciambella allo yogurt; Torta di Robiola.
– caffè, amari.
Note sul menù: Carne da prediligere in toto, anche con tagli tipicamente toscani.
Nel Cestino: Piadina cotta al momento; pane.

La Cantina: 
– Carta dei Vini? Rossi in prevalenza del territorio, buone etichette.
– Quella dell’Acqua: Acqua San Bernardo da litro, rara a trovarsi, ottima ed economica.
– Olio Sale e Aceto: importante scelta di oli: evidenzio l’Olio Brisighello che, sottolineo, ha il tappo “non rabboccabile”.
Specialità/”Miniere Gastronomiche” La “Mora Romagnola”. Un po’ banale, ma il “Fegato con rete e salvia alla brace”, da primato. La fiorentina.

Menù voti:
– Antipasti: Baccalà: 7.
– Primi piatti: voto da 7 ad 8.
– Secondi piatti: Per la carne alla brace: 9; Fegato con rete e salvia: 9, ½.
– Dolci: 8
– Locale: 7, ½.
– Savoir-faire: 9½.

“Placche” sulla porta del Trattoria Marianaza, cioè recensioni: Slow-food “Osterie d’Italia”; I Ristoranti del Gambero Rosso; Accademia Italiana della Cucina; Il “Gambero Rozzo”; La Gola; Delicatessen di Romagna. 4live.
Cosa c’è da vedere in zona. La città di Faenza; il museo della ceramica; il faentino e l’appennino.
In definitiva: Ottimo per cene di lavoro ma anche per convivio.

Gigi Arpinati