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È tornata Elisa Deo

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Ultimo aggiornamento:

È tornata, anzi no, quasi nell’aura miracolosa di un suo culto idolatrico, Elisa Deo è riapparsa candidata sindaca di Rocca San Casciano, addirittura sollecitata a questo impegno elettorale, come ieri ha dichiarato la stessa protagonista con tanto bluff, dai moltissimi rocchigiani, precipitatisi supplici ai suoi piedi di misericordiosa santa, patrona di incauti comunelli dell’Appennino forlivese. La cosa mi richiama lo spot pubblicitario della Ferrero negli anni ’70, quello di bambini che chiedono aiuto al gigante buono, ma nel caso di questi cittadini di Rocca credo che vedano nel loro paese prepotenze inesistenti, ma soprattutto cadano in un pericoloso errore: la gentile signora Deo non è affatto una gigantessa buona, ma, piuttosto, una che si finge candida colombina, messaggera ecumenica di pace, efficienza e fortuna comunale, persino di valle in valle, da quella del Bidente a quella del Montone.

Che incombente poca fortuna per Rocca San Casciano la candidatura a sindaca della gentile Elisa Deo! Dopo anni di prima cittadina di Galeata, sempre molto discussi perché superbamente autoritari e divisivi; dopo circa tre mandati, zitti e mosca, ormai, per fortuna, gettati alle ortiche dalla stragrande maggioranza degli stessi galeatesi; dopo essere stata, infine, messa alla porta, a furor di popolo, dai pochi votucci, messi su alle ultime amministrative del 2023, adesso, Elisa Deo si trasferisce, armi e bagagli, sicuramente più armi, sottilmente taglienti, che bagagli e doti, concretamente fattivi, a scompigliare le elezioni amministrative, quindi la concordia politica e amministrativa di Rocca San Casciano.

Per motivare la sua candidatura a Rocca San Casciano, più un maldestro scivolone che una meritoria discesa in campo, la signora Deo sottolinea il contributo che ella può recare in termini di competenze ed esperienze, proprio quel patrimonio di capacità di cui tanto difetta, a suo spocchioso giudizio, gran parte della nostra attuale classe politica dirigente: sempre alteramente modestina e, peccato, subito dimentica, ad esempio, del ponte su Fosso Mercatale a Galeata, ora finito sotto processo a Forlì, compresa la sua figura di ex sindaca e quella di qualche suo stretto collaboratore.

Peccato, dimentica, altro efficace esempio, di qualche contributo finanziario per Galeata, perso per l’incompletezza della relativa pratica di richiesta. Sicuramente, invece, grandi sono le competenze e le esperienze, acquisite in campo giudiziario dalla signora Deo, trascinando in tribunale chiunque, anche nell’esercizio di un legittimo diritto di critica, abbia osato criticare il suo operato di sindaco di Galeata, quindi fosse colpevole di lesa maestà verso l’augusta persona della prima cittadina. Basta scorrere la cronaca giudiziaria forlivese degli ultimi quattro, cinque anni per trovare conferma a queste mie affermazioni, avvalorate pure dal fatto che, unitamente ad altri onesti, immacolati cittadini, sono stato querelato dalla signora candidata sindaca Deo, più volte archiviato, poi amaramente finito sotto processo, ma assolto per non aver commesso il fatto addebitatomi.

Apprendo, ancora, dall’intervista di ieri della signora Deo che la sua candidatura oltre che invocata da tanti rocchigiani, per questo a lei supplici, quasi novella Giovanna d’Arco per il loro riscatto, sarebbe giustificata dal fatto di avere un vasto parentado di zii, cugini, residenti proprio a Rocca San Casciano: caspiterina, una candidatura con una estesa famiglia, anche elettorale, alle spalle, perfettamente rispondente con il “tengo famiglia”, celebre, ironica battuta del mordace Leo Longanesi. La famiglia, proprio vero, sempre una grande risorsa.

Sono curioso di leggere il programma politico della candidata Deo, in pari misura quello dei suoi avversari. Confido nella giusta scelta elettorale dei rocchigiani, innanzitutto per il loro bene e, poi, per fuggire dal rischio di farsi buggerare dalle chiacchiere al vento di solo, tanto fumo. Parafrasando Bertolt Brecht, sarebbe davvero triste, sfortunata una Rocca San Casciano che scegliesse un’eroina inutile.

Franco D’Emilio