Dopo la prima presentazione, che si è temuta con successo a Pievequinta, il libro di Radames Garoia “Sfogliando il calendario, usanze e tradizioni di Romagna dimenticate” sarà nuovamente al centro dell’attenzione durante la serata di giovedì 11 dicembre, alle ore 20,45, nella sede dell’Auser di Forlimpopoli, via Ho Chi Min 28 (adiacente al Supermercato Conad Giardino).
Insieme all’autore interverranno Gabriele Zelli, curatore della prefazione del volume, e Nivalda Raffoni che leggerà alcune poesie e racconti tratti dalla pubblicazione. Durante la serata, organizzata in collaborazione con l’Istituto “Friedrich Schürr” di Santo Stefano (Ra), Daniela e Leonardo Vallicelli eseguiranno intermezzi musicali attingendo da un vasto repertorio di brani legati alla tradizione melodica, agli anni Sessanta, alle canzoni popolari e al liscio romagnolo. Ingresso libero. Al termine momento conviviale.
Seguendo la cronologia dei mesi e delle stagioni, il libro “Sfogliando il calendario” (192 pagine formato A/4) raccoglie usanze e tradizioni, modi di dire e proverbi, superstizioni e credenze popolari che hanno accompagnato l’uomo fin dai tempi antichi.
L’importanza di riportare in luce le nostre usanze è dettata dal fatto che esse costituiscono un patrimonio diffuso soprattutto attraverso l’oralità lungo i secoli, che si è tradotta anche nei modi di dire, nelle espressioni particolari, specie collegate al tempo meteorologico, al lavoro della terra. Insomma, cose di casa nostra, che hanno molti elementi in comune dal Po al crinale dell’Appennino, sia pure con sfumature diverse. Molte usanze erano legate ai riti religiosi, ma anche alle superstizioni.
In occasione ad esempio dello scoppio di un temporale, si cercava di prevenirlo mediante il suono delle campane a stormo, ritenendo anche che il propagarsi delle onde sonore rompesse il fronte temporalesco, così come si conservavano al medesimo scopo le palme pasquali benedette disponendole a forma di croci sotto le braci del focolare. Il primo dell’anno le donne non dovevano andare a casa degli amici, che era invece compito degli uomini con i bambini in segno d’augurio. Si possono poi ricordare le rogazioni per l’Ascensione, la festa dei morti, con le tipiche fave, o l’usanza che spaventava i bambini di rifare i letti perché i morti potessero tornare a dormire, “i lom ad merz” e le focarine fatte dai bambini perché l’opera di mani innocenti fosse di augurio per la buona stagione.