Ormai, a Forlì ne accadono talmente tante che, quasi consolandoci di non esserne finora rimasti vittime, non ci facciamo neppure più caso: ci stiamo abituando, rassegnando all’evidenza che pure nella nostra città non vi sia limite al peggio. Forlì è sempre meno vivibile e sul tema della sicurezza non chiediamoci dove andremo a finire, siamo già al limite della sopportazione, oltre non si va.
Il problema dell’insicurezza non è solo il fatto che esso si manifesti, tanto più in società, città, comunità con crescenti problematiche sociali, economiche e immigrative, ma piuttosto il fatto che si riproponga sempre più spesso e sfrontatamente, confermandosi, così, l’inesistenza o la persistente inefficacia dell’impegno degli enti locali e del Ministero dell’interno per la sicurezza dei cittadini. Ancora, il problema non è solo che questo succeda per inevitabile responsabilità di chi, al momento, alla guida del governo nazionale e locale, destra o sinistra che sia, ma piuttosto che tale responsabilità, ormai palese e incontestabile, sia, a volte, dissimulata, nascosta da infruttuosa fuffa di chiacchiere e inconsistenti giustificazioni, oltre che dalla promessa, purtroppo finora vana, di un proprio maggiore e rinnovato impegno.
Sul versante della sicurezza forlivese l’attuale giunta di centrodestra Zattini bis e gli uffici locali del Ministero dell’Interno appaiono pienamente nella difficile condizione di non riuscire ad evitare che il peggio continui a ripetersi in misura crescente. Entrambi sono soltanto capaci di trincerarsi dietro i soliti “vedremo, faremo, provvederemo” senza, in realtà, venire a capo di nulla perché, in fondo, ignari cosa e come fare, insomma che pesci pigliare. Contro l’insicurezza dei forlivesi entrambi brancolano nel buio, proprio come nei film italiani di genere poliziesco, tanto di successo negli anni ’70.
E intanto? Niente! Continueranno ad esserci pendolari forlivesi, lavoratori e studenti, che al loro ritorno troveranno l’auto, in sosta nel parcheggio della stazione, vandalizzata con la rigatura delle portiere o la foratura delle gomme o la rottura irreparabile dei retrovisori esterni? Ancora tanta rabbia, giusta per sacramentare mezzo calendario di santi, festività religiose e civili e, forse, sporgere una denuncia contro ignoti, al massimo destinata a far canestro nel cestino di un ufficio? Continueranno ad esserci forlivesi che in pieno centro cittadino incrociano il loro cammino o la loro passeggiata con l’inseguimento a rotta di collo tra bande rivali di extracomunitari, qualcuno, magari, armato di una mazza da baseball o, addirittura, di un machete, quasi Forlì fosse una giungla intricata?
Continueranno ad esserci forlivesi e turisti, a pranzo o cena o in un romantico tête-à-tête in qualche ristorantino di tanta golosità romagnola nei pressi del tempio culturale del San Domenico, che potranno assistere, tutto compreso nel coperto, a inaspettate risse con gran gragnuola di pugni, poco fuori il locale? Continueranno ad esserci rassegnati commercianti forlivesi che all’apertura mattutina del loro negozio devono provvedersi di secchio e ramazza contro i lasciti corporali di chi oltraggia la decenza pubblica? Continueranno ad esserci donne e ragazze forlivesi, costrette a subire i “pesanti apprezzamenti” di nostri ospiti, chiamiamoli così benevolmente, perlopiù perdigiorno a bighellonare sugli scalini degli Uffici Statali, del Palazzo delle Poste e di San Mercuriale?
Continueranno sotto il naso di tutti i forlivesi lo spaccio diffuso e la prostituzione in centro storico, i continui borseggi e scippi, l’inarrestabile escalation di furti in casa? Potrei continuare, ma vale ancora la pena angosciarsi per tali interrogativi: sono stanco, deluso e incazzato al pari di tanti forlivesi, neppure mi distoglie e mi fa fesso l’ipocrita farsa di “Forlì che brilla”. Il sindaco Zattini e il suo assessore-sceriffo Bartolini, il prefetto e il questore ci rassicurano di pazientare, tutto presto tornerà sotto controllo: ci chiedono di lasciar fare e stare tranquilli. Mi resta il timore che possano essere solo parole e che la tanto auspicata attesa tranquilla dei forlivesi possa risolversi solo con la stessa fine del romano sor Tranquillo: una mano davanti ed una di dietro.
Franco D’Emilio