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Declassamento Comuni montani. PD: “È inaccettabile, il governo riveda i criteri”

Di Staff 4live Leggilo in 4 minuti
Aggiornato: 16 dicembre 2025
Declassamento Comuni montani. PD: “È inaccettabile, il governo riveda i criteri”

Si è svolta oggi la conferenza stampa organizzata dal Gruppo Assembleare del Partito Democratico della Regione Emilia-Romagna, insieme a tutta la maggioranza regionale, dedicata al tema del declassamento di numerosi Comuni montani deciso dal governo attraverso la revisione dei criteri di classificazione annunciata dal Ministro Calderoli.

Nel corso dell’incontro è stata annunciata la presentazione di una risoluzione in Assemblea legislativa con cui il Gruppo PD impegna la Giunta regionale a farsi promotrice, in sede di Conferenza delle Regioni, di una richiesta formale di revisione dei criteri adottati dal Governo. Criteri che, basandosi prevalentemente su altimetria, pendenza e prossimità territoriale, rischiano di cancellare la montanità – e con essa le risorse dedicate – a circa il 30% dei Comuni oggi riconosciuti come tali, colpendo in modo particolarmente grave l’Appennino e l’Emilia-Romagna, dove oltre il 40% dei 121 Comuni montani perderebbe la classificazione.

Durante la conferenza stampa è stato ribadito come la montanità non possa essere ridotta a meri parametri geografici. Spopolamento, isolamento, carenze infrastrutturali, difficoltà di accesso ai servizi e fragilità socio-economiche permangono anche a quote inferiori rispetto all’arco alpino e rappresentano elementi strutturali che devono essere considerati nella definizione delle politiche pubbliche.

Una posizione condivisa da numerosi sindaci appenninici, oltre che da Anci e Uncem, che hanno espresso forte preoccupazione per le ricadute dei nuovi criteri. Il Gruppo PD ha inoltre richiamato l’esperienza positiva della Regione Emilia-Romagna, che da anni porta avanti un approccio integrato allo sviluppo delle aree montane, investendo su sanità, scuola, servizi di prossimità, infrastrutture digitali e valorizzazione delle risorse ambientali e agricole. Un percorso che ha prodotto risultati concreti, come certificato dal Rapporto Montagne Italia 2025 di Uncem, che registra per l’Emilia-Romagna un saldo migratorio nelle aree montane pari a +46,7 per mille nel periodo 2019-2023, a fronte di un dato nazionale di +12 per mille.

Con questa risoluzione – ha dichiarato Daniele Valbonesi, consigliere regionale PD e primo firmatario – chiediamo al governo di fermarsi e rivedere criteri che sono sbagliati nel metodo e nel merito. La montagna non è solo una questione di metri sul livello del mare: è fatta di comunità, di servizi da garantire, di lavoro, di presidio del territorio e di sicurezza idrogeologica. Tagliare i Comuni montani significa colpire tutto questo e mettere a rischio anni di politiche virtuose”.

C’è una scelta sbagliata e miope dietro il declassamento dei Comuni montani deciso dal Governo, che rischia di colpire territori già fragili e comunità che ogni giorno tengono vivo l’Appennino – commenta la consigliera regionale PD Francesca Lucchi –. Ridurre la montagna a una formula fatta di altimetria e pendenze significa non conoscere, o fingere di non conoscere, i problemi reali di questi territori come l’accesso ai servizi, la distanza dalle cure, la carenza di infrastrutture, lo spopolamento. In Emilia-Romagna abbiamo dimostrato che un’altra strada è possibile, investendo su sanità pubblica, scuola e servizi di prossimità, con risultati concreti anche in termini di tenuta demografica. Per questo è inaccettabile togliere risorse a chi ne ha più bisogno. Il governo riveda subito i criteri e apra un confronto serio con le Regioni e i territori. La montagna non si abbandona, si difende e si rafforza”.

Sulla stessa linea la vicecapogruppo PD Alice Parma, che ha sottolineato: “È paradossale che, invece di aumentare le risorse per le zone montane, ferme a 200 milioni di euro annui dal 2021, il governo scelga di ridurre gli aventi diritto, contrapponendo territori che dovrebbero invece essere tenuti insieme. La nostra Regione dimostra che investire sulla montagna funziona: chiediamo che questa esperienza venga ascoltata e che i criteri nazionali tengano conto anche degli aspetti sociali, economici, culturali e infrastrutturali”.

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Staff 4live
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