Anche in Italia i musulmani hanno politicamente deciso di contare, distinguersi e, ove possibile, entrare in concorrenza con i nostri partiti: il loro debutto saranno le elezioni politiche del ’27, ancora di più quelle amministrative del ’29. A tal fine, si preparano, gettano le basi del loro movimento islamico, vero “brand” politico nazionale, anche tanto duttile nel suo adattamento alle diverse realtà territoriali d’insediamento.
Intanto, proprio in previsione sia delle prossime amministrative che delle successive politiche si è costituito Mu-Ro 2027 ovvero Musulmani per Roma 27, vero soggetto d’impegno politico, poco o nulla servono i distinguo tra partito o movimento, che nel vincolo della religione islamica vuole contribuire fattivamente al governo nazionale e locale della nostra Italia. A Roma vivono quasi 120mila musulmani, dei quali ben 40mila già con cittadinanza italiana, quindi fermamente persuasi di poter dire e far valere la loro, a partire dai valori della propria religione.
Il brand Mu- è destinato a diffondersi rapidamente, quindi prepariamoci che a Forlì sopraggiunga sicuramente la versione Mu-Fo alle amministrative del ’29 e, prima, risulti un Mu-Italia, Musulmani per l’Italia, alle politiche del ’27. A livello nazionale il movimento islamico, attivo sul nostro territorio, conta di poter raggiungere almeno il 5% sicuro dell’elettorato, condizionando al rigore religioso il voto dei propri sostenitori. La cosa non è affatto da sottovalutare.
Dove il Mu- potrà farlo, correrà politicamente da solo; ove impossibilitato, cercherà di realizzare alleanze opportune nell’ambito di coalizioni, rispondenti alle proprie attese, sempre fortemente ispirate ai dettami coranici. A tal scopo, già da tempo, il nascente Mu- sta realizzando un’estesa rete politica di intenti comuni e particolari tra le diverse comunità islamiche e i loro iman: in Emilia-Romagna si sono svolti ripetuti incontri preparatori su tre poli ovvero quello di Parma, aggregante Piacenza e Reggio Emilia, quello di Bologna con Modena e Ferrara, infine quello di Rimini, comprensivo di Ravenna e Forlì-Cesena.
Incontri ripetuti e nascosti dietro l’attività di sedicenti associazioni culturali islamiche su temi solo fittizi, utili a mascherare la reale finalità. A Forlì, adesso, questa volontà costitutiva del possibile Mu-Fo inevitabilmente pesa e condiziona la stretta vicinanza della sinistra forlivese alla comunità islamica cittadina: i musulmani di Forlì vogliono contare di più, sia nel caso che riescano a dar vita ad una propria lista sia che, invece, scelgano di intrupparsi dentro una lista di centrosinistra.
I musulmani forlivesi sanno di poter alzare politicamente il prezzo della loro inclusione, magari anch’essi a sostegno del rifiuto, espresso attraverso l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), di una nuova intesa concordataria tra musulmani e stato italiano; magari anch’essi per un’azione fiancheggiatrice proPal e ostile al governo Meloni; infine, perché no, anche a difesa del diritto reclamato di far valere, pure a Forlì, la giustizia rozza, discriminatoria e incivile del proprio tribunale islamico, che nascostamente esiste, opera in rivalità con la giustizia del tribunale legittimo, attivo in nome e nel rispetto della nostra Costituzione. L’istrice usa entrare nella tana altrui e cacciar via i legittimi occupanti, drizzando i suoi pericolosi aculei, a Roma è iniziata l’invasiva marcia musulmana sull’Italia politica e amministrativa.
Franco D’Emilio