Per carità, giusto sciacquarsi tanta bocca con gli splendori artistici delle mostre al San Domanico di Forlì, ma non è affatto il caso di entusiasmarsi troppo perché, nel caso forlivese, non è affatto tutto oro quel che brilla attorno, nelle vie prossime e nell’intero quartiere circostante. Infatti, neppure la presenza di un centro museale, prestigioso o presunto tale, fra l’altro vicino pure ad altre istituzioni culturali, come la nuova biblioteca comunale, frettolosamente raffazzonata a Palazzo Romagnoli, e il nostalgico Istituto Storico della Resistenza, e neppure la presenza di un importante presidio della Guardia di Finanza risultano complessivamente deterrenti verso forme di criminalità che, dalle prime ore della sera e sino a notte avanzata, diventano padrone indiscusse della vasta area in questione.
Alle prime ombre serali, tutta la zona descritta, in particolar modo, quella attorno al Museo del San Domenico, tanto iconico per la sua ininterrotta e vorace bulimia “una mostra tira l’altra”, diventa area di spaccio, persino con luoghi merceologicamente differenziati sul tipo della “roba” spacciata: da qui, l’inevitabile, conseguente presenza di gruppi giovanili, dediti al vandalismo e altre ignobili imprese; persino, lo sviluppo di adescamento a fini prostitutivi in alcune case della zona, non esclusi nemmeno, così viene riferito, persone di minore età.
Tanti anni sono trascorsi, il San Domenico era ancora un rudere, da quando io stesso abitavo in via Leone Cobelli, subivo schiamazzi e vandalismi, una volta ben tre gomme dell’auto squarciate, e assistevo a spaccio e a un certo viavai puttaniere, ma nulla è cambiato oggi, nonostante la grancassa politica, sia della sinistra che dell’attuale centrodestra, sulla valorizzazione dell’intero quartiere, grazie all’avvento del “mostrista” San Domenico.
Mi è stato riferito che anche alcuni locali della ristorazione, attivi in zona, sarebbero oggetto d’intimidazione e di piccolo “pizzo”; una cittadina mi ha evidenziato la pericolosità dell’uso a tarda sera del parcheggio del San Domenico, pure per l’insufficiente illuminazione presente; altri hanno dichiarato di non essersi stupiti dell’accoltellamento di pochi giorni fa davanti all’Istituto Ruffilli, ritenendolo possibile conseguenza dello spaccio, magari per insolvenza o controllo dell’acquisto delle dosi.
Questa la ricaduta della cultura sul buon vivere dei forlivesi? Questo il quadro di mercato della droga e puttanaio a cielo aperto col quale l’odierna giunta di centrodestra corre la candidatura di Forlì a capitale italiana della cultura 2028? Questa, insomma, è la strada tracciata?
Franco D’Emilio