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Se insoddisfatti, autorizzati a girare e usare il coltello?

Di Franco D'Emilio Leggilo in 2 minuti
Aggiornato: 13 ottobre 2025
Se insoddisfatti, autorizzati a girare e usare il coltello?

La storia dei tre studenti che, venerdì scorso, si sono accoltellati e feriti davanti all’Istituto Ruffilli di Forlì in un episodio di massima imbecillità umana suscita solo pietà per i tre disgraziati e rinnova in molti cittadini la convinzione che molto non vada per il meglio ed occorra presto provvedere di conseguenza. Quanto accaduto è grave, riprovevole perché segnala, a livello cittadino, quanto il modello educativo, formativo, istruttivo sia talmente fragile nella sua applicazione a taluni giovani discenti da lasciare questi stessi persuasi che sia giusto girare con un coltello in tasca, non escludendo l’idea di usarlo, all’occorrenza.

Assurdo pensare che ci si educhi, ci si formi, ci si istruisca, ci si formi al lavoro e al proprio ruolo civico, armandosi, poi, contro qualcosa o qualcuno nella logica dello sgarro subito e della vendetta personale. Questi tre tristi protagonisti, illusi di sopperire al loro deficiente uso della ragione con la sfida di una lama affilata, sono la conseguenza inevitabile dei danni che su alcuni giovani vengono determinati da certo lassismo, da tanto giustificazionismo, entrambi conseguenza del deleterio, imperante relativismo che molto non sia più vincolante e da esso, quindi, si possa spesso derogare, ampiamente o, addirittura, del tutto.

Così, in un numero, purtroppo crescente, di casi si registra come alcune famiglie, scuole, persino talune istituzioni concedano più spazio alla comprensione della devianza che non al riconoscimento di quella buona condotta e di quel merito che ancora esistono in tanti nostri giovani, ma non vengono appieno valorizzati. Sullo sgomentevole episodio forlivese di sbarbatelli accoltellatori e accoltellati il Partito Democratico cittadino ha dichiarato l’urgenza di “rispondere ai bisogni dei ragazzi”, quasi nella convinzione che l’esistenza di bisogni giovanili insoddisfatti possa giustificare un coltello in tasca: questa è sociologia pretestuosa da facile accatto; è misera strumentalizzazione, degna di una politica che parassita i problemi anziché arginarli e, possibilmente, risolverli; in particolare modo è la logica dello struzzo che nasconde la testa nella sabbia della demagogia, ignorando la vita silenziosamente costruttiva di tanti buoni giovani forlivesi.

Franco D’Emilio

L'autore

Franco D'Emilio
Franco D'Emilio

Origini toscane, ma forlivese d’adozione dal 1986, per 38 anni funzionario scientifico del Ministero della cultura nel settore degli archivi, biblioteche e dei beni artistici, storici. Curatore di numerose mostre storico-documentarie d’iniziativa pubblica e/o privata. Autore di pubblicazioni prevalentemente sulla storia italiana contemporanea. Collaboratore di testate giornalistiche ed agenzie di stampa, locali o nazionali.

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