Parolaio è colui che parla a vuoto, fa discorsi verbosi, privi di corrispondenza con la realtà, soprattutto destinati a non tradursi in pratica: è questa la definizione del sommo vocabolario italico Treccani, incontestabile nel prestigio del suo “ipse dixit”. Parolaio, quindi, a pieni voti “cum laude” l’assessore forlivese Vittorio Cicognani, arditamente preposto al bilancio, lavori pubblici e qualche altro connesso con tanta, abile faccia tosta a rimandare, a fare il tentennone.
Insomma, parolaio senza vergogna, tanto da annunciare ancora un rinvio al ’26 del completamento dei lavori di restauro di Palazzo Albertini in piazza Saffi a Forlì: doveva concludersi tutto entro il ’23, invece siamo qui a farci prendere in giro da Vittorio Cicognani, strategico venditore di fumo, spesso con una punta di spocchiosa insofferenza.
Da tempo, lo tengo d’occhio, in particolar modo quando nei Consigli comunali mostra una palese, maleducata insofferenza verso il dibattito in aula, quindi si agita, lascia lo scranno e si pone davanti ad esso, appoggiandosi svogliatamente al banco con un gomito, in viso l’aria di non sopportare niente che lo circonda, magari l’antistante giovane piddino Federico Morgagni, in quel momento impegnato ad intervenire.
Dal ’23 al 26, quindi, a menarcela col fine lavori di Palazzo Albertini, nemmeno si dovesse lavorare ad un’opera complessa come il nuovo Ponte S. Giorgio di Genova, costruito in meno di due anni dopo il crollo del Ponte Morandi nel 2018. Per favore, un po’ di rispetto verso tutti noi forlivesi, non siamo creduloni allocchi, a lungo ingannabili. Perché mai il sindaco Zattini si è contornato di simili geni della politica? Il centrodestra forlivese vuol proprio perdere alle prossime elezioni comunali?
Franco D’Emilio