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Quando la politica romagnola si fa pagnotta

Di Franco D'Emilio Leggilo in 3 minuti
Aggiornato: 3 ottobre 2025
Quando la politica romagnola si fa pagnotta

Qualcuno ancora si sorprende che accada, io no: conosco troppo bene i miei polli! Ho sempre visto, saputo, verificato come talune persone s’impegnino in politica, magari un po’ oltre il ruolo minimo di “galoppino” di partito, perché in possesso di un diploma o una laurea, e confidino così, quasi avessero maturato un diritto, di essere, prima o poi, ricompensate con il posticino di un lavoro sicuro, almeno al livello di funzionario o, addirittura, di dirigente. Per costoro, bene certo gli ideali, meglio ancora se, però, assicurano pane e companatico con poca fatica. Sindacati, associazioni di categoria, cooperative, persino banche locali si prestano a questa deplorevole forma di assistenzialismo ai supergaloppini di partito.

Ne ho conosciuti molti di questi campioncini opportunisti della politica, per questo non poteva né stupirmi né farmi incazzare, ma solo rattristarmi la notizia di un nuovo, sicuramente non ultimo, caso di infima applicazione del principio “do ut des” ovvero, nel nostro caso, “ho dato al partito per avere qualcosa in cambio”. A Ravenna il giovane consigliere comunale del PRI Andrea Vasi si è dimesso per ricoprire un incarico all’interno di Confcommercio, per lui “opportunità di cambiamento e di crescita personale e lavorativa”.

In parole più terra terra: pagnotta sicura mensile, molto più retribuita dei semplici gettoni di presenza consiliare. Adesso, a Ravenna toccava al PRI accaparrarsi qualche posticino alla tavolata del sottogoverno locale e, finalmente, son finiti l’attesa e lo sgobbo di Andrea Vasi, degno “eroe del nostro tempo” l’avrebbe definito lo scrittore Vasco Pratolini.  È sempre andata e ancora andrà così, quindi perché stupirsi di tanta rassegnata conclusione.

Anzi, bravi coloro che, interessati e con faccia tosta, sanno entrare nel giro della politica, dei partiti ne traggono vantaggi personali, sicuri di risultare puri e duri a scapito del fondoschiena di tanti creduloni. Altrettanto va così ovunque, Forlì compresa, dove se ci si interrogasse sull’attività lavorativa di alcuni, perlopiù della sinistra, oggi assisi in consiglio comunale, si scoprirebbe con rammarico che, pure lì, alcuni mangiano il pane della politica di qualche sindacato o associazione di categoria o cooperativa o banca.

Non escluso, magari, neppure qualche giovane consigliere enfant prodige, anche beneficiario del diritto di discendenza da tanto, precedente impegno paterno e materno, sempre nelle fila del medesimo partito, naturalmente per lo stesso, trascorso, sicuro filone di pane. Sicuramente, tali beneficiati dalla politica, me lo auguro, saranno stati coerentemente in prima fila nell’odierno sciopero generale ProPal: costi quel che costi, un minimo di gratitudine è sempre dovuto da parte di chi sa solo mangiare comodamente seduto e senza troppo impegno nella vita.

Franco D’Emilio

L'autore

Franco D'Emilio
Franco D'Emilio

Origini toscane, ma forlivese d’adozione dal 1986, per 38 anni funzionario scientifico del Ministero della cultura nel settore degli archivi, biblioteche e dei beni artistici, storici. Curatore di numerose mostre storico-documentarie d’iniziativa pubblica e/o privata. Autore di pubblicazioni prevalentemente sulla storia italiana contemporanea. Collaboratore di testate giornalistiche ed agenzie di stampa, locali o nazionali.

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