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Forlì

Pd: “Per le politiche culturali occorre andare oltre gli slogan e dare risposte coerenti”

Di Staff 4live Leggilo in 6 minuti
Aggiornato: 23 ottobre 2025
Pd: “Per le politiche culturali occorre andare oltre gli slogan e dare risposte coerenti”

Domenica scorsa Forlì è stata finalmente resa partecipe del destino della Collezione Verzocchi. Dopo averla destinata al deposito per un anno e mezzo, disallestita dalla sede efficacemente progettata per ospitarla a Palazzo Romagnoli, il sindaco Zattini ha presentato un’anteprima del suo nuovo allestimento al San Domenico. «Una soluzione di carattere temporaneo, visto che la Collezione verrà nuovamente smontata nel giro di un anno, ammesso che la conclusione dei lavori su palazzo Albertini stavolta sia rispettata. Insomma un vero risiko di spostamenti, allestimenti e disallestimenti che verrà a costare ai forlivesi somme nell’ordine di centinaia di migliaia di euro per tornare infine a fruire di un bene che, è sempre il caso di ricordarlo, era già perfettamente visitabile in partenza a palazzo Romagnoli. La presentazione del Sindaco è stata realizzata attraverso l’utilizzo di un video montato ad arte, perfetto punto di arrivo di una strategia di annunci roboanti e ad effetto, che mirano a nascondere le carenze di contenuti e progettualità e a riscuotere immediati e facili consensi. Una sequenza di musica e immagini cui ha apposto la sua firma, atto che tradisce, per l’ennesima volta, l’utilizzo strumentale del patrimonio che è da sempre la cifra dell’attuale Amministrazione» si legge in una nota del Gruppo consiliare del Partito Democratico forlivese.

«Di comunicato in comunicato, infatti, sono ormai cinque anni che la Forlì è inondata da annunci sul “mirabolante” progetto che dovrebbe interessare le principali sedi culturali e che, secondo la Giunta, dovrebbe addirittura ridisegnare il volto della cultura cittadina. Ma per cambiare il volto della cultura forlivese non bastano le parole. Servono invece idee, progetti coerenti e capacità di portare a termine i lavori, tutte cose che a Forlì non si sono viste. I caotici spostamenti -talvolta doppi o tripli- delle opere, le collezioni artistiche collocate per anni in deposito, le dichiarazioni estemporanee su progetti sempre provvisori, acronimi e slogan appiccicati al vuoto dei contenuti, cantieri infiniti, sono l’unico risultato oggi sotto gli occhi dei cittadini. Un vero e proprio caos organizzativo e di gestione dei servizi, il cui costo è nell’ordine di milioni di euro. Un processo, oltretutto, sempre portato avanti in assenza di condivisione con i forlivesi, resi semplici spettatori di scelte che spesso sono parse motivate dal solo desiderio di smontare quello che c’era prima o dalla volontà di coprire il vuoto di contenuti con inaugurazioni provvisorie e tagli dei nastri di allestimenti sempre temporanei» insistono i Dem.

«Partiamo da palazzo del Merenda, che il sindaco Zattini aveva promesso di riscattare “da decenni di abbandono della sinistra”. Dopo quasi sette anni sono appena finiti i lavori appaltati dall’Amministrazione Drei mentre, gettati via a causa dei continui ritardi i fondi Pnrr, non è chiaro quando e con quali risorse gli ulteriori stralci dei lavori, di grande entità, potranno essere realizzati. Eppure palazzo del Merenda deve tornare ad essere il punto nevralgico del sistema degli istituti culturali forlivesi, capace di ospitare un rinnovato sistema bibliotecario (che a palazzo Romagnoli, anche per oggettivi limiti di spazio, non può che trovare collocazione temporanea), di garantire piena fruizione e valorizzazione tanto dei Fondi antichi quanto delle Raccolte Piancastelli e di mantenere la vocazione museale che da sempre lo connota. Definire finanziamenti e tempi certi per il recupero del palazzo è quindi un compito imprescindibile, dal quale Sindaco e assessori non possono continuare a sottrarsi. E che dire della futura destinazione di Palazzo Romagnoli che, una volta che la biblioteca tornerà al Merenda, è destinato a rimanere vuoto, visto che nel frattempo l’Amministrazione ha smantellato le collezioni in esso contenute, pure allestite pochi anni fa e con spesa ragguardevole?» si domandano i consiglieri del PD.

«Per evitare di procedere ancora con invenzioni estemporanee, è cruciale mettere in campo da subito una pianificazione condivisa, fondata sul dialogo con i forlivesi, le associazioni e il mondo culturale. All’interno di questo ragionamento dovrà finalmente essere previsto il recupero dell’ala del palazzo attualmente in stato di abbandono, che potrebbe contribuire a dar risposte alle esigenze di ampliamento degli spazi più volte manifestate dal vivace tessuto culturale cittadino. Quanto a palazzo Albertini, dato che la Giunta ha voluto destinarlo a nuova sede della Verzocchi, ignorando ogni valutazione sugli elevati costi così come ogni proposta alternativa (ad esempio quella di ripristinarne la funzione per esposizioni temporanee), è legittimo chiedersi quando mai il cantiere vedrà la conclusione. Di proroga in proroga, un intervento tutto sommato modesto, che doveva concludersi a gennaio del 2023, ha ormai raggiunto la durata di oltre sei anni e non se ne vede la fine, mentre il costo a carico dei cittadini è nell’ordine di milioni di euro. Nonostante il tempo passato, inoltre, ancora non si è compreso, al di là dei titoli, quali siano i contorni del progetto culturale che verrà costruito attorno alla Verzocchi, né sono arrivati chiarimenti rispetto alla sostenibilità dei costi di gestione di quella che rischia di divenire, in ragione dell’isolamento della collezione dal resto del patrimonio museale, una cattedrale nel deserto» continuano i consiglieri di minoranza.

«Tanti altri temi sarebbero da affrontare, ad esempio la mancanza di informazioni sul futuro del Museo archeologico, che ancora perdura alla vigilia della presentazione pubblica degli scavi del San Domenico, iniziativa quest’ultima sicuramente positiva purché sia punto di partenza di un serio sforzo per colmare la grave cesura provocata dalla chiusura ultradecennale del Museo stesso. Tutto ciò considerato, ci chiediamo in che modo Forlì intenda prepararsi alla sfida della Capitale della Cultura, e se veramente voglia investire in un processo di trasparenza e coinvolgimento, come più volte annunciato ma finora poco praticato. Lo dimostra il fatto che lo stesso dossier della candidatura ad oggi non risulta reperibile, che non è stato possibile verificare che fine abbiano fatto le proposte formulate da associazioni e cittadini nelle affrettate occasioni di consultazione della scorsa estate e che sono ignote le ragioni del continuo rinvio del previsto sopralluogo nei cantieri della cultura da parte della commissione consiliare competente. La scadenza del 2028 si avvicina e c’è il rischio concreto di arrivare con gran parte degli edifici inagibili per lavori in corso e i principali servizi culturali destrutturati e privi di coerenza progettuale» conclude il Gruppo consiliare del Partito Democratico.

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