«È prassi consolidata, negli ultimi anni, di fare un uso politico della storia. Non sorprende lo si faccia anche dell’odonomastica, con narrazioni parziali, che vogliono dare una direzione predeterminata all’opinione pubblica. Ora, se le vittime meritano il massimo rispetto e l’umana pietà, se si decide di ricordarle non si può farlo per qualcuna e dimenticarne altre. Ben venga, allora un ricordo di coloro, che, incolpevoli furono uccisi, spesso in maniera barbara, come il povero Ramelli. Ma quelli che parlano di una riconciliazione il 25 aprile, cosa impossibile, perché in questo caso torti e ragioni sono lampanti, davvero vogliono etichettare i morti fatti da opposti estremismi? Perché, allora Sergio Ramelli, e non Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, vittime altrettanto innocenti, ma di sinistra?» le domande che si pone l’Anpi provinciale di Forlì-Cesena.
«Sarebbe comunque un errore, un mettere un cappello che non va fatto. Se davvero si vogliono onorare tutti i morti, innocenti, di quel tragico momento della nostra storia, si faccia una via dedicata alle vittime degli anni di piombo e della strategia della tensione. Sarebbe un atto, questo sì, di pacificazione. Da ultimo, la nascente ondata neofascista tende a fare celebrazioni nostalgiche e inaccettabili. Davvero vogliamo vedere a Forlì, davanti a un cartello, saluti romani e urla “Presente”? Forlì non crediamo lo meriti, per la sua storia» conclude il Comitato Provinciale Anpi Forlì Cesena.
