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La mostra Mattia Moreni al San Domenico

Di Staff 4live Leggilo in 5 minuti
Aggiornato: 16 ottobre 2025
La mostra Mattia Moreni al San Domenico

Il progetto Mattia Moreni. Dalla formazione all’ultimo sussulto prima della grande mutazione, a cura di Claudio Spadoni, prosegue il suo percorso con una nuova tappa. Il Museo Civico San Domenico a Forlì ospita infatti “Dalle Angurie alla fine dell’Umanesimo”, sezione curata da Rocco Ronchi, e rappresenta un ulteriore approfondimento della ricerca dedicata a una delle figure più originali e inquiete dell’arte italiana del secondo Novecento.

Il progetto espositivo, organizzato dall’Associazione “Mattia”, coinvolge cinque musei della Romagna ed è concepito come un omaggio corale a Mattia Moreni, artista che ha attraversato – con sguardo autonomo e spirito critico – le principali correnti artistiche del secolo scorso, dal neocubismo all’informale, senza mai aderirvi passivamente.

Nato a Pavia nel 1920 e formatosi a Torino, Mattia Moreni trovò nella Romagna non solo un rifugio creativo, ma una vera patria elettiva: un territorio che incise profondamente sulla sua opera e sul suo immaginario. È proprio da questo legame vitale con la Romagna che prende avvio il progetto, con l’obiettivo di rileggere la produzione artistica di Moreni alla luce della sua lucidità visionaria e della sua capacità di anticipare temi oggi più che mai attuali, dalla crisi dell’umanesimo al rapporto tra natura, tecnologia e destino dell’uomo.

La mostra al Museo Civico San Domenico di Forlì getta nuova luce su un momento meno esplorato ma cruciale del percorso dell’artista, spostando l’attenzione da una fase iniziale segnata dalla gestualità furente dell’informale a una stagione più riflessiva, dove l’immaginazione si intreccia con la memoria. Dopo l’epoca eroica e incendiaria delle epifanie cosmiche, dei “Cartelli” enigmatici e perturbanti, dei “Meli” e delle erbe contaminate, delle “Nuvole” e delle “Baracche”, si apre infatti una fase più pacata, in cui le immagini si caricano di risonanze mnemoniche e simboliche. Entra così in scena l’“Anguria”, oggetto popolare visto nei cartelli stradali delle estati romagnole. Ma non è più un semplice frutto: l’anguria si trasforma, assume fisionomie diverse, si fa corpo e metafora, in un processo di metamorfosi immaginifica che la conduce fino a forme femminee.

Diventa così metafora di eros, lussuria, crudeltà, fino a incarnare il dramma del sesso femminile percepito come superfluo, ormai ridotto a simulacro della decadenza. Una decadenza sancita dall’ingresso in scena della “Macchina”, strumento della volontà di potenza dell’uomo, che ha ormai sottratto alla donna il ruolo generativo, appropriandosi della fonte stessa della vita.

Opera emblematica di questa visione è Come urla l’atrofica (1979): una figura iconica, urlante, priva di ogni fascino erotico, che rappresenta il culmine drammatico e pittoricamente sconvolgente di un lungo percorso. In primo piano, una vulva spalancata che si fa bocca e grido muto, lacerante, blasfemo: è il grido della “Madre Universale” per la perdita della sua capacità generatrice. Non solo una crisi del femminile, ma una perdita di senso più ampia, che investe simbolicamente tutta l’umanità, avviata verso l’incerta e angosciante “Fine dell’Umanesimo”. È l’ultimo, impotente sussulto di un’epoca, in cui pathos e violenza si fondono in un’estrema, disperata invocazione.

Il ciclo espositivo proseguirà poi in altre tre sedi, oltre alla tappa di Forlì, nelle quali saranno approfonditi ulteriori momenti del percorso artistico di Mattia Moreni: alla Galleria d’Arte Contemporanea Vero Stoppioni di Santa Sofia dal 15 novembre all’11 gennaio 2026 saranno visibili gli Autoritratti e le opere conservate presso la Galleria che rappresentano il nucleo più cospicuo delle opere di Moreni conservate in un museo pubblico, a cura di Denis Isaia; al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici del Comune di Bologna dal 30 gennaio al 31 maggio 2026 si intende rievocare la grande mostra del ’65 all’allora Galleria d’Arte Moderna di Bologna (poi diventata MAMbo) curata all’epoca da Francesco Arcangeli che rappresenta la prima personale di Moreni all’interno di un’istituzione pubblica, per la cura di Pasquale Fameli e Claudio Spadoni; e infine al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna dal 27 febbraio al 3 maggio 2026 saranno presentate le opere appartenenti al periodo della Regressione della specie e gli Umanoidi, a cura di Serena Simoni.

Mattia Moreni. Dalla formazione a “L’ultimo sussulto prima della grande mutazione” rappresenta un’occasione unica per riscoprire, con sguardo unitario, l’opera di un maestro scomodo, potente, necessario. Già negli anni Cinquanta, critici del calibro di Michel Tapié e Pierre Restany, lo avevano inserito tra i pochi italiani protagonisti della scena europea, in grado di confrontarsi con gli artisti informali americani, riconoscendone l’assoluta originalità.

Info “Mattia Moreni. Dalla formazione a l’ultimo sussulto prima della grande mutazione” dal 18 ottobre all’11 gennaio 2026 al Museo Civico San Domenico in Piazza Guido da Montefeltro. Ingresso: gratuito. Orari di apertura: dal martedì al venerdì 9,30-19,00; sabato, domenica e giorni festivi 9,30-20,00. 24 e 31 dicembre: 9,30-13,30: 1° gennaio: 14,30-20,00. Chiuso il lunedì e il 25 dicembre. Tel. 0543712659, biglietteria.musei@comune.forli.fc.it.

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Lo Staff comprende tutti i membri di 4live. Attivo fin dalla nascita di 4live (01.07.2011) ha lo scopo di comunicare tutte le informazioni e novità relative al nostro progetto.

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