È stata approvata ieri in Consiglio comunale la mozione presentata da Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) per la prevenzione della violenza di genere e il contrasto ai linguaggi d’odio. Un passo avanti importante per la città di Forlì, che impegna l’Amministrazione a promuovere percorsi di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e negli spazi pubblici cittadini, in collaborazione con centri antiviolenza, associazioni femminili e realtà educative.
La mozione prevede inoltre il sostegno a campagne di educazione digitale per contrastare la misoginia e le derive culturali dei movimenti online, come incel e redpilled, favorendo il pensiero critico, l’empatia e la cultura del rispetto. Un altro punto fondamentale riguarda la collaborazione con la Regione Emilia-Romagna per potenziare il supporto alle persone vittime di violenza e linguaggi d’odio in rete, ispirandosi anche a buone pratiche già avviate in altre regioni, come la Legge Regionale del 2024 del Piemonte.
“La violenza di genere non appartiene al passato – ha dichiarato Diana Scirri di AVS (nella foto) – ma si rinnova ogni giorno, anche attraverso il linguaggio, i social network e l’educazione distorta alla mascolinità e al potere. Per questo servono progetti culturali e formativi che aiutino a prevenire, non solo a punire a delitto avvenuto. La memoria di storie come quella di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti serve proprio a questo: a insegnarci quanto la violenza nasca da una cultura del disprezzo e dell’impunità”.
La mozione nasce infatti dal ricordo del massacro del Circeo, di cui ricorrono i cinquant’anni, e dall’urgenza di riflettere su quanto ancora resti da fare per sradicare la violenza di genere in un Paese che, solo nel 2024, ha contato oltre cento femminicidi. Durante la discussione in Consiglio, il consigliere di maggioranza Pompignoli ha accusato la consigliera Scirri di aver scelto il caso del Circeo per “creare polemica politica” e “ergersi a paladina delle donne”. Scirri ha respinto l’attacco, sottolineando che il massacro del Circeo non è una bandiera politica, ma un fatto storico e civile che appartiene alla coscienza di tutto il Paese.
“Ricordare Rosaria e Donatella – ha ribadito Scirri – non significa fare polemica, ma riconoscere le radici culturali della violenza di genere. Non è la memoria ad essere divisiva, ma la paura di affrontarla”. La consigliera ha inoltre espresso rammarico per la richiesta della maggioranza di rimuovere dal testo il riferimento, storicamente accertato, all’appartenenza dei carnefici di Rosaria e Donatella a gruppi neofascisti extraparlamentari e al loro provenire dall’alta borghesia romana, un elemento che aiuta a comprendere il clima sociale e culturale in cui maturò quel delitto.
“Ho accettato la modifica per responsabilità istituzionale e per permettere che la mozione venisse approvata, ma resta il dispiacere, perché se per approvare un testo che parla di educazione, rispetto e parità è necessario cancellare un fatto storico, allora significa che abbiamo ancora difficoltà a guardare il passato con onestà. Eppure, dal passato non si impara edulcorandolo: si impara affrontandolo nella sua verità. Solo così possiamo costruire una comunità consapevole, libera dalle discriminazioni e capace di riconoscere le proprie ombre – Conclude Scirri -. Sulla violenza di genere non servono compromessi. È una battaglia che riguarda tutti e tutte, e che va combattuta con verità, con coraggio e con educazione”.