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A Predappio la farsa pusillanime di due cortei

Di Franco D'Emilio Leggilo in 4 minuti
Aggiornato: 24 ottobre 2025
A Predappio la farsa pusillanime di due cortei

Alla fine, l’organizzazione per la commemorazione a Predappio del 103° anniversario della fatidica Marcia su Roma è finita nella farsa del solito, italico cerchiobottismo. Praticamente, domenica prossima, cosa veramente assurda, insensata, per la stessa finalità commemorativa vi saranno due distinti cortei. Uno mattutino, dalle ore 10,00 alle 12,00 ufficialmente per iniziativa dei volontari per la sorveglianza d’accesso e di visita della Cripta Mussolini: in realtà, solo nelle piene mani organizzative di alcune persone, pure di discendenza mussoliniana, ormai da qualche anno badanti maldestre, forse chissà se con qualche tornaconto, della memoria storica del fascismo a Predappio, lasciandola scivolare via e minimizzandola nella vaselina accomodante del compromesso; poi, un corteo pomeridiano, tra le ore 15,00 e le 17,00 promosso dalla destra radicale di Forza Nuova all’insegna della piena ritualità commemorativa fascista.

Motivo di discordia, contrarietà per un unico corteo pare essere l’opportunità se esibire o no il saluto romano. Infatti, solo il corteo commemorativo di Forza Nuova ha deciso di svolgersi con piena gestualità fascista, compresa quella dell’appello del Presente! con il braccio teso nel saluto romano. Il primo, invece, quello delle dette persone badanti, consentirà che lo stesso appello possa, al massimo, essere accompagnato da una mano sul cuore: gesto, questo, che certo non risponde ad alcuna tradizione rituale del fascismo, perché privo di quel carattere originale, distintivo, appunto insito nel saluto romano, che profondamente ha sempre contraddistinto l’organizzazione cameratesca delle camicie nere. La mano sul cuore si usa in modo più diffuso e meno identitario: ad esempio, è tipico degli atleti al suono del proprio inno nazionale; è anche gesto di rispetto in taluni ambienti culturali; spesso sottolinea il giuramento oppure accompagna la meditazione o la pratica yoga.

Dunque che c’azzecca nel primo corteo mattutino la mano sul cuore durante la chiamata del Presente!? Perché deviare dalla realtà storica del saluto romano, espressione di partecipazione e identità fascista al pari come il pugno chiuso del braccio sinistro è da sempre il “saluto rosso” del mondo comunista. Soprattutto, stupisce che il primo corteo, quello mattutino, voglia avere la pretesa di commemorare a Predappio la Marcia su Roma, fuggendo dalla ritualità fascista. Atteggiamento pavido, se non vile e inspiegabilmente a favore dell’antifascismo: ancora di più adesso, torno per l’ennesima volta a ripeterlo, che una sentenza a sezioni unite della Corte di Cassazione ha stabilito come fare il saluto romano all’appello fascista del Presente in un contesto esclusivamente commemorativo non costituisca affatto un reato.

Forza Nuova sta nel giusto, sfilerà in corteo nel rispetto di una determinazione della Corte di Cassazione, rivendicando ed esercitando un pieno diritto ad onorare la memoria del Fascismo con la corrispondente ritualità. Risulta, all’opposto, piegata al servilismo, alla compiacenza la decisione degli organizzatori del corteo mattutino di rinunciare all’esercizio di un legittimo diritto alla propria spiritualità espressiva, commemorativa: davvero una condotta che sconcerta perché meschinamente rinunciataria, a questo punto persino assecondante l’ostinazione del Partito Democratico che, tacendo volutamente sulla sentenza della Cassazione, dichiara a vanvera “Per l’anniversario della marcia su Roma è inaccettabile il ritorno del saluto romano”.

Ciascuno ha il diritto di onorare e commemorare come la legge gli consente, quindi la dichiarazione del PD è soltanto vana, immotivata e ridicolmente presuntuosa. Il prefetto e il questore di Forlì hanno preferito dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte, hanno preferito non scontentare nessuno, consentendo due cortei per assicurare l’ordine pubblico (!?), ma pure hanno lasciata in piedi, neppure tanto sottintesa, forse, chissà, questo era il loro segreto intento, l’idea che chi domenica farà il saluto romano possa rischiare ancora denuncia, processo e carcere. Qualcuno dirà che, tutto sommato, fare o no il saluto romano sia una questione di lana caprina: dissento, è questione di coraggiosa identità politica, di libertà di pensiero, di scelta coerente e leale. Diversamente, è solo farsa pusillanime.

Franco D’Emilio

L'autore

Franco D'Emilio
Franco D'Emilio

Origini toscane, ma forlivese d’adozione dal 1986, per 38 anni funzionario scientifico del Ministero della cultura nel settore degli archivi, biblioteche e dei beni artistici, storici. Curatore di numerose mostre storico-documentarie d’iniziativa pubblica e/o privata. Autore di pubblicazioni prevalentemente sulla storia italiana contemporanea. Collaboratore di testate giornalistiche ed agenzie di stampa, locali o nazionali.

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