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Forlì

Visita alla Don Pippo: il ricordo di Dino Amadori medico degli ultimi

Di RedAzione Opera don Pippo Leggilo in 3 minuti
Aggiornato: 18 settembre 2025
Visita alla Don Pippo: il ricordo di Dino Amadori medico degli ultimi

L’Associazione Dino Amadori, insieme a Maria Grazia Miserocchi Dirani, amica di lungo corso del professore Dino Amadori e della moglie Maria Teresa Corti, accompagnati dal vicesindaco di Forlì Vincenzo Bongiorno, ha effettuato una visita all’Opera Don Pippo di Forlì, luogo che da decenni rappresenta accoglienza e sostegno per ragazze, donne, uomini e ragazzi in difficoltà. Accolti dalla direttrice Katia Liverani e da Natalina (storica volontaria della Don Pippo) con Daniela già ospite dell’opera e oggi amica e volontaria.

Nel corso dell’incontro sono riaffiorati ricordi intensi e preziosi che raccontano il legame profondo tra la comunità forlivese e il professore Dino Amadori, oncologo e fondatore dell’Irst, che fin da giovane medico, ancora prima della specializzazione, dedicò la propria vita alla cura e all’assistenza delle persone più fragili. Negli anni Cinquanta, quando le prime donne e ragazze venivano accolte all’Opera Don Pippo, il giovane dottor Amadori si mise subito a disposizione, offrendo visite e cure gratuite con costanza, seguendo le ospiti nelle difficoltà quotidiane e accompagnandole anche durante i soggiorni al mare o in montagna per garantire la continuità delle terapie.
La sua attenzione andava oltre l’aspetto clinico: per lui, la cura del paziente era prima di tutto umanità, un prendersi carico della persona nella sua interezza. Tra le testimonianze più toccanti, quella di Daniela, che fin da bambina fu curata direttamente da Dino Amadori, e che ancora oggi conserva il ricordo vivo di quelle cure attente e affettuose.

Un ruolo fondamentale nella vita dell’Opera Don Pippo è stato svolto da Natalina, oggi vera colonna portante della comunità, che ha raccolto il testimone di Bettina, entrambe vicine al professore. Bettina, in particolare, era solita chiamarlo quotidianamente, in ogni occasione in cui fosse necessario il suo supporto professionale, personale e amicale, e il Professore puntualmente interveniva con dedizione e generosità. Le testimonianze raccolte ricordano come Amadori fosse l’unico a prescrivere le cure necessarie per portare le ragazze nei centri specializzati, quando nessun altro medico se ne assumeva la responsabilità. Con la sua determinazione e sensibilità, permise a molte giovani di ricevere trattamenti altrimenti irraggiungibili.

Accanto al suo impegno professionale, il professor Amadori seppe garantire un sostegno concreto anche sul piano economico, contribuendo in silenzio e senza mai vantarsene alla vita dell’Opera Don Pippo. Una figura schietta, diretta, “romagnola”, che le ospiti ricordano come un punto di riferimento costante e insostituibile.
La sua opera fu condivisa con la moglie, Maria Teresa Corti, che con altre donne volontarie si impegnò nell’educazione e nel sostegno scolastico delle ragazze, trasmettendo valori di responsabilità e impegno. La visita di oggi all’Opera Don Pippo non è stata solo un momento di memoria, ma anche di gratitudine: le parole delle testimoni hanno restituito l’immagine di un medico e di un uomo che seppe trasformare la scienza in vicinanza, la medicina in umanità, lasciando un’impronta indelebile nella storia della città. “È stato – afferma il vicesindaco Vincenzo Bongiorno – un confronto molto interessante quello con l’Opera don Pippo. Complimenti, inoltre, all’Associazione Dino Amadori, per il lavoro che sta svolgendo nell’andare a scoprire pagine sconosciute dell’impegno del Professore in aiuto ai più fragili“.

L'autore

RedAzione Opera don Pippo
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