«Come Europa Verde, siamo contenti che l’energia rinnovabile, dopo anni di ritardi e rallentamenti finalizzati al mantenimento del gas, sia finalmente in ascesa come installazioni e utilizzo. L’unico modo per contrastare il cambiamento climatico è quello di dismettere le fonti fossili di energia ed elettrificare tutti i consumi. In città si stanno autorizzando in questi mesi diversi impianti di dimensioni molto importanti, come quello in via Bianco da Durazzo da 4.200 Kwp, a Villanova da 10.000 Kwp, a Carpinello da 9.800 Kwp. Ieri sera eravamo presenti in una riunione del comitato di Quartiere Ronco dove abbiamo saputo di un nuovo impianto molto più grande, di 13,9 ettari di dimensione, che occuperà circa 1/6 della dimensione complessiva del quartiere. L’impianto sarà a ridosso dell’aeroporto, e i pannelli saranno sostenuti da pali alti 3 metri, come una enorme serra: questo aspetto dovrà essere valutato nel parere di Enav per la sicurezza dei voli. Si tratterà di un agrivoltaico, sotto il quale in teoria dovrebbe essere possibile e necessario continuare a coltivare, ma dalle notizie che sono state riportate pare che nei documenti non ci sia traccia di ipotesi o vincoli di questo tipo» è il commento di Alessandro Ronchi e Cristina Mengozzi.
«Questo aspetto va valutato in fase di autorizzazione, perché un impianto agrovoltaico deve garantire coltivazione e se è finanziato dal Pnrr deve essere fatto un monitoraggio della produzione annuale. L’ipotesi sarà di fare una cosa ben diversa dall’impianto installato dalla Caviro in zona autostrada, dove l’integrazione tra viti e produzione di energia mantiene il doppio utilizzo dando benefici anche nella riduzione della necessità di irrigazione. Ci sentiamo quindi vicini ai residenti che sono preoccupati dell’impatto di un impianto così grande e adiacente alle loro abitazioni, e riteniamo giustificate le preoccupazioni che necessitano di risposte. Appare evidente che la tendenza sia quella di occupare terreni vergini o agricoli, il cui costo è molto minore e la cui installazione sia più facile, a scapito di una programmazione di questi impianti che sarebbe più oculata. Le ultime modifiche alle normative nazionali appena varate tolgono inoltre ai comuni la possibilità di gestire il proprio territorio a vantaggio di società in gran parte estere, come in questo caso, o dei grandi latifondisti» insistono gli esponenti di EV.
«In zona esistono condomini, parcheggi e capannoni completamente scoperti: si può prendere ad esempio il parcheggio dell’aeroporto, di 3 ettari e mezzo, e un altro ettaro di parcheggi in via Zangheri: da soli questi due spazi garantirebbero una produttività equiparabile a quella in via di approvazione. Uscendo dalla zona, in città non abbiamo nessun parcheggio coperto: neppure i 2 ettari in zona stazione ferroviaria e quelli dell’area dei Portici. L’utilizzo di questi spazi pubblici dovrebbe essere prioritario, perché avrebbe il beneficio di dare un sollievo a queste isole di calore: perché il Comune non avvia una politica di programmazione? Perché non fa come il Comune di Medicina che ha messo a bando i tetti pubblici al migliore offerente? Perché non sfruttiamo tramite le nostre partecipate i benefici economici di questi investimenti, per ottenere risorse annuali da investire nella manutenzione o nel risparmio energetico degli edifici pubblici? Questi soldi avrebbero finalmente una ricaduta positiva sia sull’ambiente sia sulle tasche dei cittadini. Riteniamo fondamentale che si garantisca una pianificazione di queste strutture individuando le aree maggiormente idonee, in modo da distribuire in maniera sensata la produzione, e non lasciare al solo profitto privato la scelta di dove intervenire: il terreno perso non sarà più recuperabile, se si faranno interventi sbagliati» concludono Ronchi e Mengozzi.