Non è certo una novità, anche nel passato, più o meno recente, assessori e sindaci forlivesi hanno sempre piazzato, continuano a farlo tuttora, loro persone fidate negli organismi di controllo delle società partecipate, un po’ quello che su scala maggiore ha sempre caratterizzato i nostri governi nazionali, sia di centrodestra che di centrosinistra, nell’occupazione e nel controllo di ogni ganglio strategico, soprattutto nel campo dei servizi.
Se almeno i miracolati, beneficiari di tali incarichi, fossero però competenti, esperti, quindi di appropriata collocazione, potremmo perlomeno chiudere un occhio e ingoiare meglio il rospo, invece ci tocca solo prendere atto che un novello o novella Carneade, chi mai “era costui o costei?”, ha onorato il suo lato b di una redditizia cadreghina del potere locale.
Ieri sera, sul primo boccone di una divina carbonara mi ha raggiunto la notizia dell’incauto conferimento di un alto incarico all’interno di un partecipata forlivese, non ricordo bene in quale settore, forse quello dei trasporti, ma, in fondo, non importa quale, perché nomina soltanto fuori luogo, ovunque destinata. Unico merito della persona, ora nominata a venire subito dopo chi al vertice di tutto, quello di fare da portaborse e svolgere zelanti mansioni di segreteria ad un assessore in carica, suo mentore.
Le telefonate, poi, sono cresciute, tutte all’insegna “ perché mai proprio questa scelta?” oppure “ecco la giusta ricompensa per aver rinunciato ad un’altra poltrona, però più piccola e, poi, decentrata, a vantaggio di un esordiente, nuovo protagonista della politichetta forlivese”. In fondo, tutto questo ricorda una micidiale battuta di Indro Montanelli, metafora di certo potere: “la politica è come l’autobus, tutti salgono, pochissimi trovano posto a sedere, i restanti, magra consolazione, si attaccano al tram!”.
Franco D’Emilio