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Scuola. Lucchi e Ancarani: «Mentre la Regione investe il governo taglia il personale»

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Vogliamo costruire una scuola davvero di tutti, aperta e viva anche oltre la campanella. Ogni taglio risulta ingiustificato e comprometterebbe la qualità dell’offerta educativa”. Scuola e diritto allo studio al centro del dibattito dell’aula di oggi in Regione Emilia-Romagna con l’approvazione degli “Indirizzi regionali per il Diritto allo Studio Scolastico 2025-2027” e di un ordine del giorno per ribadire con forza la contrarietà del Partito Democratico al decreto del governo sul dimensionamento scolastico nazionale.

Mentre in Emilia-Romagna continuiamo a investire sul diritto allo studio, dal 2020 ad oggi oltre 100 milioni di euro, garantendo sempre il 100% di borse di studio e buoni libro, il Governo sceglie di disinvestire – afferma Francesca Lucchi (nella foto) consigliera regionale del PDtagliando risorse a Comuni e Regioni, mettendo in difficoltà gli enti locali e impoverendo il sistema scolastico pubblico. In un momento in cui aumentano disuguaglianze e costo della vita, servirebbero più strumenti, non meno. Per questo in questo mandato vogliamo fare ancora di più: allargare la platea degli aventi diritto, rafforzare l’integrazione scolastica nelle aree interne e di vallata, migliorare i collegamenti, costruire una scuola davvero di tutti, aperta e viva anche oltre la campanella”.

Il rischio concreto – spiega la consigliera regionale Francesca Lucchi – è quello di perdere quasi 20 autonomie scolastiche in Emilia-Romagna, con impatti diretti anche sulla Provincia di Forlì-Cesena le scuole rappresentano veri e propri presìdi civici, culturali e sociali”. Nel solo territorio di Forlì-Cesena, nell’anno scolastico 2024/2025 risultano iscritti oltre 51.000 studenti nelle scuole statali, e ben 1.767 alunni con disabilità, che richiedono attenzioni, servizi e personale specializzato. “Siamo di fronte – aggiunge Lucchi – a un sistema articolato e fragile, che rischia di essere disgregato da un intervento centralista e cieco rispetto alle specificità locali. Il decreto ministeriale, basato su parametri rigidi che prevedono almeno 938 alunni per autonomia scolastica, ignora completamente la realtà dei territori emiliano-romagnoli, dove la densità scolastica è spesso distribuita in modo non omogeneo. Questo approccio penalizza i territori virtuosi, che avevano già riorganizzato la propria rete scolastica anticipando le linee del Pnrr“.

In sostanza, la Regione Emilia-Romagna ha già raggiunto, e non superato, il rapporto di un’autonomia ogni 1.000 studenti, con un equilibrio teoricamente perfetto. Ogni ulteriore chiusura costituirebbe un taglio ingiustificato che comprometterebbe ulteriormente la qualità dell’offerta educativa. Il sistema, oggi, è inoltre già sottodimensionato sul piano dirigenziale (81 dirigenti mancati), anche al netto delle autonomie già sacrificate. Non è accettabile che a farne le spese siano le studentesse, gli studenti e le famiglie delle nostre comunità – sottolinea Lucchi –. Svuotare le Autonomie scolastiche significa indebolire il tessuto sociale locale e ridurre la qualità dell’offerta formativa e la distanza tra dirigenti scolastici e territorio”.

In Provincia di Forlì-Cesena, le ricadute rischiano di essere importanti, con due Istituti Compresivi potenzialmente a rischio. Il sistema scolastico locale si basa su una rete diffusa, pensata per garantire pari opportunità educative anche in contesti decentrati. Dobbiamo impedire che questo modello venga smantellato per decreto – conclude Lucchi – difendere la scuola significa difendere la dignità dei territori e garantire futuro ai nostri ragazzi”.

Una giornata importante per il futuro della scuola in Emilia-Romagna. Questa mattina, l’Assemblea Legislativa ha discusso gli indirizzi regionali per il diritto allo studio scolastico 2025–2027, un documento che rafforza l’impegno della Regione nel garantire equità, accesso e qualità del sistema scolastico. L’istruzione è un diritto, non un privilegio – dichiara la consigliera regionale del Pd Valentina Ancaranie oggi lo abbiamo dimostrato concretamente con due atti politici importanti: da un lato con il programma per il diritto allo studio 2025-2027, con cui investiamo risorse straordinarie per contrastare la dispersione scolastica e sostenere gli alunni che si trovano in condizioni di maggiore fragilità; dall’altro manifestando la nostra contrarietà al dimensionamento scolastico voluto dal governo”.

Il governo sta tagliando sulla scuola pubblica sotto la falsa promessa dell’efficienza. Ma ridurre le autonomie scolastiche significa spegnere presìdi di educazione, cittadinanza e coesione sociale, soprattutto nei territori più fragili come le aree interne e montane dove la scuola è spesso l’ultimo baluardo di cittadinanza e futuro. Per questo, come maggioranza in assemblea legislativa, abbiamo sottoscritto un ordine del giorno che chiede alla giunta regionale di opporsi fermamente allo schema di decreto sul dimensionamento scolastico previsto per l’anno 2026/2027 chiedendo formalmente al Ministero di recedere dal decreto, rivedere i criteri con logiche più eque e trasparenti, e rafforzare il coordinamento con le altre Regioni per opporsi a una misura che tradisce lo spirito del Pnrr e rischia di aumentare la dispersione scolastica.
Oggi abbiamo scelto di stare dalla parte giusta: quella degli studenti, delle famiglie, del personale scolastico, delle comunità locali. Lo abbiamo fatto con risorse, visione e coraggio politico – conclude Ancarani – perché una scuola più equa ed accessibile è il primo passo verso una società migliore”.