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Nostalgia canaglia di Daniele Mezzacapo

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Purtroppo, rieccolo l’avvocato forlivese Daniele Mezzacapo, irriducibile leghista o legaiolo, scelga il lettore. Rieccolo a dire vanamente la sua, solo un patetico sproloquio illogico. Rieccolo in evidente astinenza di potere e visibilità personale, nonostante le numerose preferenze personali, raccolte alle ultime comunali. Rieccolo, tanto riottoso a rassegnarsi che la sua sia stata soltanto un’effimera stella politica, pari alle stelle cadenti di San Lorenzo, anche se fortunosamente per lui durata i cinque anni della prima giunta del centrodestra forlivese con il sindaco Zattini: comprendo la sua stizza che a Forlì nessuno se lo fili più di tanto, come merita chi, ormai, conta quanto il due di coppe quando comanda bastoni.

Insomma, rieccolo, orfanello di tutto, pure figlioccio disconosciuto dal suo padrino sindaco e da questi abbandonato nella ruota degli esposti ad un incerto destino politico. Stavolta, però, “Mezzacapo a gamba tesa su Sansavini”, così nel titolo di un articolo odierno su questa stessa testata dove il celodurista leghista o legaiolo, scelga il lettore, si erge, almeno ci prova ancora, a fronteggiare l’assessora forlivese al welfare Angelica Sansavini. Contro quest’ultima Mezzacapo va giù di brutto, mettendola spalle al muro per chiedere se tuttora voglia perseguire in via Marsala a Forlì la priorità del progetto “First Housing” di prima accoglienza per senzatetto. Si capisce che l’avvocato leghista, rimasto a bocca asciutta di assessorati e presidenze solamente promessegli, è contrario all’iniziativa dell’assessora, tanto più “dopo l’ennesima escalation di violenza che ha colpito il centro storico di Forlì” e perché “tipo di scelta che ci saremmo aspettati dalla Sinistra ideologica”.

Mezzacapo rispolvera sfacciatamente una sua matrice leghista discriminatoria, soprattutto inavveduta, ripeto gravemente inavveduta per chiunque voglia occuparsi di politica e buona amministrazione locale. Oso far presente all’avvocato Mezzacapo che, qualunque sia la posizione di ogni cittadino sulle tante problematiche sociali dei nostri giorni, dall’immigrazione all’emarginazione, dalla dispersione scolastica alla criminalità giovanile, dalla devianza all’abuso di sostanze, ebbene l’avvedutezza di qualunque partito e, soprattutto, di qualunque saggio politico consiste nel prevenire e contenere, se possibile, queste problematiche, ma al tempo stesso risolvere quelle in atto, come negli intenti del progetto “First Housing”, sostenuto dall’assessorato Sansavini. “Chi senza peccato scagli la prima pietra”, ammonisce il Vangelo e questo vale anche per Daniele Mezzacapo, ex assessore alla sicurezza della prima giunta Zattini, sicuramente corresponsabile delle premesse dell’attuale disordine e insicurezza sociale del centro storico forlivese.

Nelle sue dichiarazioni “a gamba tesa su Sansavini” Mezzacapo procede a vanvera, pur di risultare deciso e dal pugno duro: bischereggia, per dirla alla fiorentina, parlando di “Destra col freno a mano tirato” e di “Destra da oratorio”, come dire che senza di lui alla destra forlivese sia venuto a mancare il meglio fico del bigoncio. In fondo, Mezzacapo è un nostalgico di trascorsi tempi felici, sia personali che politici, destinati a non ripetersi, almeno per la fortuna dei forlivesi. Mi viene in mente il ritornello di Nostalgia canaglia, celebre canzone di Al Bano e Romina Power del 1986: Nostalgia, nostalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi. Ti ritrovi con un cuore di paglia e un incendio che non spegni mai”. Ecco, l’avvocato Daniele Mezzacapo soffre di una terribile nostalgia canaglia, a stento nascosta o dissimulata: quella del potere perduto, una nostalgia che purtroppo spesso incendia persone e cuori solo di paglia.

Franco D’Emilio