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“Forlì c’è!” al Forlì Pride?

Un giovane esponente del PD forlivese, pure attivissimo consigliere comunale, ha commentato il Forlì Pride 2025, svoltosi lo scorso sabato 14 giugno, con un laconico, ma significativo ed entusiastico “Forlì c’è!”. Al giovanottino di tante speranze piddine è però legittimo ed inevitabile ribattere, chiedendo quale e quanta Forlì sia stata partecipe del colorito e assortito, giocherellone e gaio corteo, appunto in strada ad animare un sudaticcio sabato estivo di caucciù, per dirla con le parole del poeta-cantautore Paolo Conte.
“Forlì c’è!” risulta, infatti, un’affermazione esclamativa molto ingannevole perché induce a pensare chissà mai quale e quanto vasto concorso di folla forlivese abbia partecipato a detto corteo per manifestare la propria adesione alle finalità di tanta diversità in carnevalesca processione: diversità con l’esplicita pretesa di voler costituire o surrogare normalità sociale. Per fortuna, ancora una volta, le cose sono andate diversamente e, al riguardo, moltissimi forlivesi, pure di opposte posizioni politiche, sono rimasti colpiti da una dichiarazione degli organizzatori della tanto folcloristica, ma anche volgare manifestazione.
“Attraverseremo una città che non rispecchia le esigenze di chi la vive”. Parole, queste, davvero truffaldine che nuovamente con tanta malafede hanno cercato di confondere il grano con la gramigna, le esigenze generali, poiché prevalenti, dei cittadini forlivesi con le esigenze particolari, palesemente minoritarie di chi alza la voce della propria diversità, pretendendone un rispetto paritario, se non maggiore a quello prestato a quanti normalmente compresi nella norma sociale e, quindi, nella giusta, dovuta tutela di legge. Per carità, le minoranze vanno anch’esse sempre rispettate e tutelate, ma non possono pretendere né un’attenzione esclusiva e prioritaria alla loro realtà né l’affermazione culturale dei loro valori, così contrari all’etica, al costume e alla civiltà giuridica, solitamente riconosciuti.
Sabato scorso, il Forlì Pride della comunità Lgbtqia+ ovvero delle diverse identità sessuali della Romagna forlivese è stato strumentalizzato dalla sinistra, divenendo motivo soltanto aggiuntivo di una pretestuosa protesta, più ampia e demagogica, contro le inefficienze del governo cittadino, adesso nelle mani del centrodestra. Una prassi protestataria Lgbtqia+ certo non in uso ai tempi delle trascorse giunte di sinistra. Certo che sabato scorso “Forlì c’era” al Pride, ma solamente nella qualità e nella quantità della sinistra, subito pronta a fare numero e peso anche in un corteo di lesbiche, bisessuali, trans e quant’altro.
Certo che sabato scorso al Pride “Forlì c’era”, ma soltanto con la sinistra di sempre, abile per il proprio tornaconto a sfruttare ogni dissenso o nuova rivendicazione: chi ha attraversato gli avvenimenti tumultuosi del ’68 e degli anni di piombo non ha mai dimenticato la spudoratezza del PCI a cavalcare la “tigre”, cosi la definì Berlinguer, della diffusa contestazione giovanile per egemonizzarla con la propria, dura contrarietà ad ogni pluralismo.
Adesso, i tempi sono cambiati, da “Proletari di tutto il mondo unitevi!” la sinistra è passata a “Lgbtqia+ di tutto il mondo unitevi!”, coccolandone le pretese e arruffianandosene lo smorfioso consenso. Si, sabato scorso al corteo del Pride “Forlì c’era”, ma unicamente quella della sinistra forlivese, davvero tanto giullaresca e confusa.
Franco D’Emilio