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Confcommercio: bar, ristoranti e alberghi in difficoltà, è arduo trovare manodopera

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Commessi professionali, macellai, gastronomi, camerieri di sala, baristi, cuochi, addetti alle pulizie delle camere. Sono questi solo alcuni esempi delle figure professionali che è sempre più difficile reperire“. E dire che questi settori sono regolamentati da un punto fermo, cioè i contratti di lavoro del Commercio e il contratto di lavoro dei pubblici esercizi, siglati a livello nazionale da Confcommercio e dalle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. Questi contratti, complessivamente, disciplinano il rapporto di lavoro di oltre tre milioni di lavoratori e rappresentano i più importanti contratti del settore privato. La difficoltà delle imprese nel reperire manodopera è disgraziatamente ormai cronica: trovare manodopera qualificata nei settori del commercio, ristorazione e alloggio è una ‘mission impossible’.

L’associazione stima che a livello nazionale non potranno essere coperti circa 260.000 posti di lavoro (+4% rispetto al 2024), che resteranno dunque vacanti. La situazione nazionale rispecchia, ovviamente, anche la situazione forlivese. Sono centinaia le richieste di lavoro da parte delle aziende forlivesi alle quali non corrisponde una adeguata domanda. Molti sono, ad esempio, i pubblici esercizi che hanno dovuto contrarre l’orario di apertura al pubblico delle proprie attività a causa della mancanza di lavoratori che garantiscano la copertura di tutti i turni di lavoro. Una situazione difficilmente giustificabile. Il contratto collettivo rinnovato con le organizzazioni sindacali, giusto un anno fa quello dei Pubblici Esercizi, garantisce una retribuzione dignitosa per i lavoratori del comparto e una robusta dotazione di welfare, una tredicesima e quattordicesima mensilità e un fondo gratuito di assistenza sanitaria. Stesse condizioni contrattuali, con qualche differenza non significativa, che caratterizzano anche il contratto del commercio” si legge in una nota di Confcommercio.

Purtroppo è però difficile trovare figure professionali adeguate. Soprattutto, ad esempio nel settore dei pubblici esercizi, a causa della natura dell’attività da svolgere, che richiede di lavorare in giornate festive e di sera. “Questo spinge moltissimi giovani a non accettare questi lavori. Spesso nella ricerca di un’occupazione di questi ultimi prevale la scelta di occupazioni che garantiscano più tempo libero, magari in corrispondenza dei fine settimana. Una situazione in controtendenza con quanto avveniva un tempo, quando chi lavorava in bar, ristoranti, alberghi e negozi era consapevole dei sacrifici da fare per raggiungere obiettivi personali e professionali. E se questo voleva dire sacrificare le domeniche o altre festività, lo si faceva. Ora, probabilmente anche a causa di un cambio di mentalità più diffuso di quanto si pensi, cambio manifestatosi in particolare dopo la pandemia del 20-21, si preferisce addirittura non lavorare che imparare un’attività professionale, fatta sì di sacrifici, ma anche di garanzie economiche“.

A certificare questa situazione è utile ricordare il dato, ufficiale, delle dimissioni volontarie nella Provincia di Forlì-Cesena: sono ben 8.122 i rapporti di lavoro interrotti su base volontaria, pari al 28.5% delle cessazioni totali. Ciò significa che 3 lavoratori su 10 hanno deciso di abbandonare il proprio posto di lavoro spontaneamente. Se poi analizziamo ancor più attentamente questi dati emerge, a livello di stima, che circa il 36% delle dimissioni volontarie sono imputabili ai settori del commercio e turismo.
Un allarme, il nostro, che deve essere un segnale anche per le scuole professionali, quelle che preparano i nostri giovani al mondo del lavoro. Queste ultime, negli anni, hanno registrato importanti percentuali di crescita nelle iscrizioni che però non si traducono in altrettanti posti di lavoro. Abbiamo un’eccellenza come l’Alberghiero di Forlimpopoli che “sforna” centinaia di giovani professionisti che poi, probabilmente, fanno scelte diverse rispetto al percorso scolastico intrapreso. Siamo preoccupati perché il nostro territorio vive (anche) di turismo e accoglienza, che per essere garantite nel migliore dei modi necessitano di una forza lavoro numericamente adeguata, oltre che qualitativamente preparata” precisa Confcommercio FC.

Oggi in moltissimi settori l’offerta di lavoro supera la domanda e forse sarebbe necessaria una adeguata riforma di un istituto fondamentale e imprescindibile come la NASPI, una riforma che segua le dinamiche del mondo del lavoro. Sappiamo che questo tema, quello della riforma NASPI, è già da tempo nell’Agenda del Governo e l’auspicio è che quanto prima vengano individuate le opportune soluzioni. Condividiamo al 100% quanto espresso dal nostro presidente nazionale, Carlo Sangalli: “Colmare la distanza tra domanda e offerta non è solo urgente, è fondamentale per la crescita del Paese“.