statistiche siti
4live Logo 4live Logo

Leggilo in 4 minuti

Su Forlì solo un’alluvione di verità

img of Su Forlì solo un’alluvione di verità
Ultimo aggiornamento:

Oltre alla stampa locale anche i telegiornali nazionali nelle edizioni odierne hanno mandato in onda servizi sull’ennesima inondazione di Forlì, ieri 20 maggio. Di nuovo, Forlì allagata con cantine, garage e sottopassi nella melma; ancora cittadini costretti a rifugiarsi ai piani alti; nuovamente auto in versione anfibia con l’acqua a mezza ruota; per concludere, ben 70 interventi immediati dei valorosi Vigili del Fuoco, a loro sempre un riconoscente abbraccio, nei casi più pericolosi e drammatici.

Anche adesso dicono che la colpa sia della troppa pioggia, caduta in poche ore, pare quella di un mese intero: eppure, nessun mese risulta più tanto complessivamente piovoso. Di nuovo, dicono che l’acqua abbia inondato Forlì perché impossibilitata a scorrere rapidamente nelle fogne attraverso le griglie dei tombini e le caditoie stradali: quest’ultime non solo occluse da foglie e rifiuti, ma, stavolta, addirittura tappate, in parte o del tutto, da recenti asfaltature delle vie. Un’ultima, penosa e tanto maldestra giustificazione, amaro richiamo alla mente della comica di quell’imbianchino, incaricato di applicare la carta da parati alle pareti di una stanza, che, alla fine, per sua distrazione copre pure la porta d’ingresso, quindi non trovando più la via d’uscita.

Così, sull’alluvione, lo si riconosca, la giunta Zattini ha tappezzato le stanze del suo potere con la carta da parati di tante giustificazioni inconsistenti, finendo prigioniera di se stessa, della sua lentezza operativa, anche di immancabili bugie. A due anni dalla tragica alluvione del ’23 deve finire l’insopportabile solfa delle discolpe e delle spiegazioni che non si reggono in piedi, solamente patetiche e, spesso, ridicole. L’unica inondazione che Forlì reclama a gran voce è la verità: una verità chiara, inequivoca, attendibile sul complesso rapporto cause-effetti della calamitosa alluvione e sulle responsabilità, politiche e amministrative, sinora confuse, sottaciute, nascoste che, comunque, ci sono state, ma non si vuole che vengano a galla.

Un’inondazione di verità che i forlivesi a pieno diritto reclamano unitamente a quella sulla tempestività e sulla trasparenza, sinora latitanti, degli aiuti economici ai forlivesi alluvionati. Non possiamo e non dobbiamo più farci menare per il naso da chi, politico o amministratore, si arrampica sugli specchi, magari osando raccontarci la novella che anche nostro Signore sia morto alluvionato in un siccitoso deserto. Non possiamo e non dobbiamo neppure farci convincere che tutto sia colpa della sfiga dei forlivesi, tormentati da ripetute, immense nuvole nere, pari nella loro maligna persecuzione alla nuvoletta incombente sul capo del povero Fantozzi.

Basta, bisogna davvero provvedere concretamente e avviare soluzioni attendibili, capaci di contrastare quel concorso di cause che origina sempre più frequenti e pericolosi eventi alluvionali nel forlivese. Senza interventi di efficace intelligenza operativa, finora, infatti, soltanto toppe come pezze al culo, dovremo rassegnarci ad una città, progressivamente centro lagunare nel quale affogherebbero l’illusoria, natalizia “Forlì che brilla”, i chiassosi e rissosi “mercoledì del cuore”, i pochi, incauti viandanti sul falso “miglio bianco”, infine la pretenziosa “Forlì capitale italiana della cultura”.

Addirittura affogherebbe il Museo del San Domenico, la cui ultima mostra potrebbe ironicamente intitolarsi “Il mito lagunare nell’arte italiana”. Forse, pure la Madonna del Fuoco, Santa Patrona cittadina, si vedrebbe costretta a cambiare nome in Madonna delle Lacrime, quelle del suo pianto materno sull’insipienza improvvida di certa politica forlivese contro la ormai persistente minaccia alluvionale.

Basta commemorazioni e monumenti, basta vane chiacchiere e sfilate di autorità, adesso devono soltanto piovere fatti, finalmente un diluvio di fatti e, soprattutto, un’alluvione di verità su ciò che è stato e mai più deve accadere.

Franco D’Emilio