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Solo fumo l’attesa del nuovo Papa

Sul tetto della Cappella Sistina è già stato sistemato il comignolo del conclave, pronto a fare fumo, bianco o nero che sia, per annunciare, rispettivamente, l’avvenuta o mancata nuova elezione papale. L’elezione di un papa è sempre questione di fumo ovvero di caligine fumosa, anche nel senso di risultare vaga, confusa, perché no oscura.
Pare che lo Spirito Santo illumini e ispiri i cardinali elettori su chi votare nuovo pontefice, eppure è solo il fuoco terreno, ardente a bruciare e distruggere tutto perché mai si sappia come davvero sono andate le cose. Nella stufa del conclave vanno in cenere le schede di votazione, quindi il raggiungimento effettivo del quorum elettivo dei 2/3, bruciano persino gli appunti ed ogni altro documento, dunque, fatto il nuovo papa, una relazione sigillata viene rimessa nelle mani del neoeletto vescovo di Roma perché sia consegnata all’oblio della segretezza.
Il fumo della stufa vaticana nasce sempre da un fuoco aleatorio di paglia e qualche legnetto, nulla di più, cambia solo la composizione del fumogeno, utilizzato perché la fumata risulti, appunto, bianca o nera. Lieve e lieto annunciatore il fumogeno bianco, addirittura con la dolcezza del lattosio e il profumo resinoso della colofonia; triste e menagramo il fumogeno nero, miscela di perclorato di potassio, antracene e satanico zolfo.
Sempre certo che nell’elezione papale il fumo preceda i fatti, le parole stesse del “magnum gaudium nuntio vobis” dalla loggia vaticana su piazza San Pietro. Speriamo che il nuovo fumo papalino sia pari all’arrosto, ma la nostra speranza è ben riposta: in fondo, i preti ne sanno sempre una più del diavolo e non c’è mai fumo che li confonda.
Franco D’Emilio