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L’iniziativa “Due anni dall’alluvione”

«Negli scorsi mesi abbiamo creato uno spazio in cui tornare a parlare di alluvione non sembrasse un peso, un tema scomodo, obsoleto, di cui ancora parla chi si vuole lamentare o piangere addosso. Per noi è stato fondamentale ripartire dalle storie e dalle voci, per riscoprire una cittadinanza ancora preoccupata in un territorio sempre più fragile, e interrogarci su come mantenere vivo il ricordo di ciò che è stato possa aiutare tutte e tutti noi a rimanere vigili e attivi per assicurarci che ci si prenda cura dei territori.
Sabato 24 maggio vogliamo ricordare chi due anni fa ha perso tutto: casa, ricordi, sicurezza, in alcuni casi anche la vita. E non si è trattato di un evento straordinario come non se ne vedranno più per altri 100 anni: nel mondo, nel 2023 sono state 12.000 le persone che hanno perso la vita a causa eventi climatici estremi e nel 2024 è stato superato ogni record di sfollati interni a causa di disastri naturali aggravati dalla crisi climatica, con 45,8 milioni di persone nel mondo. Più del doppio della media degli ultimi 15 anni» si legge in una nota degli organizzatori dell’evento.
«A questo scenario globale si aggiungono decisioni, o non decisioni, sul piano locale, regionale e nazionale che rendono i nostri territori ancora più vulnerabili. Nessuna istituzione vuole farsi carico di ciò che il 16 maggio 2023 ci ha insegnato: bisogna cambiare paradigma nel gestire il territorio, cementificare meno, investire di più nella manutenzione dei fiumi e ripensare il modo in cui ci rapportiamo agli ecosistemi dell’Appennino. Non vogliamo però ricordare solo il dolore: durante gli incontri di Col.M.A.te. abbiamo riscoperto anche la rabbia e la voglia tornare a sentirci una comunità, quel sentimento che in quei giorni è stato così forte da essere, per molte, l’unico aiuto e conforto ricevuto per potersi rialzare. Vogliamo ribadire che vogliamo continuare a parlare di quanto è successo ma guardando al futuro, perché la memoria e le lezioni apprese ci indichino la strada da percorrere. Questi concetti sono racchiusi anche nel nome del nostro progetto: collettività, memoria, attivazione, territorio, sono profondamente interconnessi e sono tutti ingredienti fondamentali».
«La memoria di quella comunità che abbiamo saputo essere è allora importante perché non sia per noi solo una ferita dolorosa che non vogliamo riaprire, ma un monito ad essere cittadinanza attiva, a mettere in pratica quella forza e quella propensione a unirci per un obiettivo comune, perché non possiamo permetterci di tirare fuori il nostro lato migliore e riscoprirci comunità solo quando ormai è troppo tardi. La giornata di sabato inizierà quindi con una passeggiata in cui verranno letti i frammenti di alcune testimonianze di persone alluvionate e persone volontarie intervenute a supporto, che abbiamo raccolto in questi mesi attraverso un questionario. Abbiamo pensato di ridare voce a queste storie e a quello che abbiamo vissuto passando per le vie del centro, perché anche quella parte di città che non è stata colpita dall’alluvione e non sente tutto questo come un’emergenza da affrontare, possa sentire quello che abbiamo da dire e da raccontare».
«Quando abbiamo iniziato a pensare insieme ai partecipanti al progetto, alla domanda “Come vorresti sentirti quel giorno?” tra le risposte qualcuno ha detto “portare il fuoco” e “disegnare qualcosa di nuovo”. Non lasciamoci allora prendere dalla rassegnazione e dalla disillusione che “ormai debba andare così” e non ci sia più niente da fare. Non concentriamoci sul silenzio e sull’indifferenza di molti, ma sulle voci di chi questo fuoco, questa voglia di disegnare qualcosa di nuovo ce l’ha ancora, e voglia fare rumore e alzare la voce, per continuare a cercare di cambiare le cose, insieme. Per questo invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare il 24 maggio a partire dalle ore 16,00. Ci troveremo in Porta Schiavonia per una passeggiata dal titolo Ricordi Itineranti e il pomeriggio continuerà dalle 17,30 al Parco della Pace, con un aperitivo condiviso con la partecipazione di Fabrizio Caveja “Rumagnulesta”, un laboratorio di pietre resistenti e un laboratorio creativo sui ricordi dell’alluvione. Ad accompagnarci ci sarà anche una mostra partecipata con fotografie di persone comuni raccolte dal basso» concludono gli organizzatori. Per info: comunicazione.fca@gmail.com, 3204674891.