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L’attività dell’Associazione Culturale Antica Pieve presentata al vescovo Corazza

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Ultimo aggiornamento:

L’attività svolta dal 2018 ad oggi dell’Associazione Culturale Antica Pieve è stata presentata al vescovo di Forlì-Bertinoro Mons. Livio Corazza. La delegazione del sodalizio, composta dal presidente Claudio Guidi, dai soci Marco Vallicelli e Gabriele Zelli e dalla collaboratrice Tiziana Catani, ha ricordato che nel corso di sette anni ha organizzato la visita a 27 pievi o antiche chiese, che hanno fatto registrare 7.500 presenze, e dato alle stampe sette pubblicazioni dove sono descritti i luoghi di culto visitati e che contengono informazioni storiche sulle località dove gli edifici si trovano. È stato illustrato al vescovo anche il programma di quest’anno che avrà come obiettivo far conoscere, dal punto di vista storico, architettonico, artistico e culturale, l’Abbazia di San Mercuriale (10 maggio 2025), il Santuario della Madonna del Lago di Bertinoro (17 maggio), la Pieve di Santo Stefano in Tegurio di Godo di Russi (24 maggio), l’Abbazia di Sant’Ellero di Galeata (31 maggio).

Come accennato il primo appuntamento sarà in programma sabato 10 maggio, con ritrovo in piazza Saffi, sul sagrato di San Mercuriale, alle ore 16,00, quando lo storico dell’arte Marco Vallicelli illustrerà ai partecipanti la millenaria storia della basilica e metterà in evidenza le principali opere d’arte che vi sono conservate. Ai presenti sarà consegnata in omaggio copia della pubblicazione “Antiche Pievi. A spasso per la Romagna. Settima parte” a cura di Marco Vallicelli, Marco Viroli e Gabriele, con foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani. Partecipazione libera. Per informazioni: Claudio Guidi 3386462755; ass.anticapieve@pec.it.

L’abbazia di San Mercuriale, uno dei simboli della città di Forlì, col suo famoso campanile, è posto sulla piazza maggiore con alto effetto scenografico. Il primo insediamento, Pieve dedicata a Santo Stefano, sorse fra i secoli IV e VI, allora al di fuori della città. La piazza (Campo dell’Abate, attualmente Piazza Saffi, non esisteva, scorrendo lì, come tutt’oggi sotterraneamente, un ramo del fiume Rabbi – ora Canale di Ravaldino). Almeno dal secolo IX una comunità monastica curò le tombe dei primi vescovi lì sepolti, in particolare Mercuriale (vissuto nel V secolo) e vi rimase sino alla soppressione napoleonica del 1798. Tale comunità, benedettina, sulla metà del secolo XII aderì alla Congregazione Vallombrosana ed intraprese la costruzione ex-novo del complesso chiesa e monastero (anni, all’incirca, fra il 1170 ed il 1230). La parte più antica risulta così il Campanile, attribuito come progetto architettonico ad un certo Maestro Aliotto (Magistro Aliotto, come documenta un’epigrafe del 1180) o all’architetto forlivese Francesco Deddi. L’imponente ed elegante costruzione, stilisticamente appartenente al cosiddetto “romanico lombardo”, si alza per oltre settanta metri (72,30, fra corpo e cuspide di m. 49,9), con diversificate finestre, la guglia e i torricini; si caratterizza per le fasce di archetti pensili che, come marcapiani, ne scandiscono l’altezza. Una scala, praticabile anche da animali da soma, corre incastrata fra i muri perimetrali e quelli di una seconda torre cilindrica interna, conducendo fino alla cella campanaria.

Accanto sorge il chiostro quattro/cinquecentesco, a pianta rettangolare, che reca al centro una deturpata vera da pozzo seicentesca. Lo sfondamento di due lati del chiostro fu voluto per consentire la visione, dalla piazza Saffi, dell’erigendo Palazzo di Giustizia, la cui costruzione venne ultimata soltanto nel secondo dopoguerra.
Sembra ridotta, nel confronto, la facciata tripartita della chiesa. Notevole il coronamento della parte centrale, ad archetti pensili retti da colonnine marmoree. Il portale, in marmo antico, era un tempo completato da un protiro retto da colonnine su leoni accosciati, e forse fiancheggiato da un nartece. Nella lunetta, un pregevole rilievo duecentesco, Il sogno e l’adorazione dei Magi, attribuibile alla Scuola Emiliana ruotante fra Benedetto Antelami ed il Maestro dei Mesi della Cattedrale di Ferrara.
L’interno, ampiamente restaurato, ha pianta basilicale, a tre navate divise da pilastri e colonne in laterizio; presenta un romanico molto alto e luminoso. Lo slancio che caratterizza la navata centrale è dovuto in gran parte all’invenzione del pavimento sensibilmente inclinato verso l’abside. Ad esso si contrapponeva, a circa cinque metri d’altezza, quello del presbiterio originale, inclinato in senso opposto, come un palcoscenico verso la platea. La navata centrale è coperta da un soffitto a capriate, mentre il prolungamento dell’abside è voltato a botte rinascimentale, costruita nel secolo XVI a motivo del crollo dell’antica.