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In provincia le assunzioni previste nel trimestre maggio-luglio saranno più di 16.000

La Camera di commercio della Romagna diffonde le previsioni occupazionali per il trimestre maggio-luglio: sono 46.100 gli ingressi programmati dalle imprese delle province di Forlì-Cesena e Rimini. Il focus sul settore artigiano ne conferma il valore economico, culturale e sociale e il contributo fondamentale per diffondere la fama del Made in Italy nel mondo e per la valorizzazione e la tutela delle tradizioni locali.
Dalle analisi occupazionali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre maggio-luglio 2025 sono 46.130. Gli ingressi previsti nel mese di maggio sono complessivamente 14.970, di cui 9.330 a Rimini e 5.640 a Forlì-Cesena. Il dato rappresenta il 9,2% degli ingressi previsti in Italia (528.000), incidenza che cresce di 0,6% punti percentuali (pp) e ben il 31% del dato regionale (48.700 entrate programmate), con + 8,6 pp rispetto al mese precedente. Le previsioni occupazionali provinciali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna sono elaborate dalle analisi di Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Camere di commercio italiane.
In provincia di Forlì-Cesena, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il trimestre maggio-luglio 2025, sono 16.210. Per il mese di maggio le entrate previste sono 5.640 e la variazione rispetto allo stesso periodo del 2024 è positiva sia nel mese che nel trimestre (con +1.030 e +2.180 rispettivamente). Ancora prevalente l’impiego dei contratti a tempo determinato, pari all’82% (+3 pp). Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i servizi di alloggio, ristorazione, turismo con 2.330, il commercio con 820 ingressi previsti, i servizi alle persone con 670, le costruzioni con 3000 e i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio con 240. Le entrate previste si concentrano -in crescita- per l’80% nel settore servizi, che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone e nel 63% dei casi costante, in imprese con meno di 50 dipendenti (micro e piccole). Una quota pari al 26% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni; il 23% delle imprese prevede di assumere personale immigrato (+5 pp). Nel 62% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore, ma in 52 casi su 100 si prevedono difficoltà a trovare i profili desiderati da parte delle imprese (entrambe le percentuali crescono di 2 punti).
Il settore artigiano in Italia, con oltre 1.150.000 imprese attive e 2,75 milioni di addetti, rappresenta un pilastro economico, culturale e sociale (32,6% delle imprese totali italiane e il 14,5% degli occupati). È il settore che ha contribuito in modo significativo a diffondere la fama del Made in Italy nel mondo e che è essenziale per la valorizzazione e la tutela delle tradizioni locali. Tra il 2019 e il 2023, il settore ha mostrato una riduzione nel numero di imprese attive con addetti (-2,2%) e di imprenditori artigiani (-4,5%), ma un aumento dei dipendenti (+2,1%). Per la prima volta, la componente di lavoro dipendente ha superato quella autonoma (50,1% contro 49,9%). indicando una maggiore strutturazione del comparto per adattarsi a un mercato in trasformazione. Le dimensioni aziendali rimangono mediamente ridotte, con il 91% delle imprese che non conta più di 5 addetti.
Un aspetto critico è l’invecchiamento della forza lavoro, con l’età media dei dipendenti cresciuta da 45,2 a 45,9 anni tra il 2019 e il 2023, un aumento significativo della fascia over 55 e una riduzione dei giovani fino a 34 anni. Questa difficoltà nel garantire il ricambio generazionale evidenzia una possibile perdita di competenze tradizionali, con il rischio di compromettere la continuità produttiva e l’innovazione futura. Il comparto principale è quello delle costruzioni, seguito da servizi e industria. Nei servizi, estetica e benessere emergono per numerosità di imprese e addetti e per dinamicità. L’artigianato manifatturiero si distingue per la concentrazione in filiere tradizionali, come meccanica, metallurgia, tessile, alimentare e legno-arredo, settori strategici che richiedono competenze tecniche specialistiche.
Nel 2024, le imprese artigiane hanno programmato 504.500 contratti di assunzione, con il 30% delle opportunità nei settori delle costruzioni, seguiti dai servizi e dalla manifattura. L’aumento delle entrate rispetto al 2019 (+10,4%) testimonia la resilienza del comparto. Le imprese artigiane ricercano principalmente profili operativi, con competenze pratiche e immediatamente applicabili, come operai specializzati e conduttori di impianti. La maggior parte delle assunzioni richiede una qualifica o un diploma professionale, con punte rilevanti in comparti come estetica (89%), alimentare (77%) e tessile (76%). Questo modello produttivo pone l’accento sull’esperienza pratica, che spesso sopperisce all’assenza di titoli accademici superiori.
La formazione è un elemento strategico per le imprese artigiane, per mantenere un elevato livello di competenze operative in un contesto in continua evoluzione. Nel 2024 il 49,1% delle imprese ha avviato attività formative, soprattutto attraverso corsi esterni (23,6%) e affiancamento diretto in azienda (15,5%). Nel 2023, l’aggiornamento del personale già in servizio è stato l’obiettivo principale della formazione (71,1%). I tirocini e PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) sono meno diffusi (11%), ma sono un ponte cruciale per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e garantire il ricambio generazionale.
Le competenze rappresentano un elemento chiave per il futuro delle imprese artigiane, in cui tradizione e innovazione convivono in un equilibrio dinamico. Pur mantenendo una prevalenza di mansioni standardizzate, queste imprese dimostrano una crescente apertura verso ruoli che richiedono creatività e innovazione. Le competenze trasversali, come flessibilità, problem solving e lavoro in autonomia si affiancano a richieste specifiche legate a digitalizzazione e sostenibilità. La capacità di integrare strumenti innovativi con saperi radicati è il vero vantaggio competitivo per le imprese artigiane.
In conclusione, il settore artigiano italiano è in una fase di profonda trasformazione e, nonostante il progressivo adattamento alle sfide della modernità, permangono criticità legate alla dimensione aziendale, al ricambio generazionale e alla difficoltà di reperire personale qualificato. La maggiore attenzione alla sostenibilità e all’innovazione tecnologica rappresenta un’opportunità per garantire la competitività, ma è necessario rafforzare politiche formative e di inclusione per favorire la trasmissione delle competenze e attrarre nuovi talenti.