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Il guado sul fiume Montone chiamato desiderio

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«La situazione sempre peggiore degli argini del fiume Montone, anche e soprattutto dopo le ultime precipitazioni ed il nuovo disboscamento disposto dalla regione, fanno davvero pensare che il ponte guado si chiami desiderio come il famoso tram del film del 1951 con Marlon Brando. Le condizioni attuali visibili in foto mostrano la necessità di un intervento prima della regione, per ripristinare la consistenza degli argini anche per la sicurezza dei ciclisti e passeggiatori, non senza aver bonificato il fiume da quelli che il dirigente dell’Agenzia regionale del territorio, interloquito dal sottoscritto a margine dell’evento recente nel salone comunale ha definito pubblicamente ‘oggetti in metallo non identificati’» è la segnalazione di Raffaele Acri consigliere di Quartiere Resistenza.

«Successivamente il Comune potrà intervenire per programmare e deliberare i lavori di rispristino del guado. Intanto il mese di maggio si conclude con un nuovo ponte di vacanze che ci condurrà nella prima settimana di giugno, quindi restano pochi mesi prima del nuovo autunno/inverno con nuove piogge, utili a trovare un piazzale in città (sempre annunciato pubblicamente dal medesimo dirigente regionale ma non ha detto chi paga) per collocare dopo averle prelevate e caricate sui camion, le centinaia di tonnellate di legname lasciate accatastate lungo gli argini per essere sicuramente incenerite poiché dopo essere state inzuppate di acqua piovana non possono essere utilizzate altrimenti» insiste Acri.

«Mentre le ragioni sopra spiegano perché il guado resterà a lungo un desiderio, la credibilità politica minata senza possibilità di bonifica risulta quella dei Verdi di Sinistra che sostengono la giunta regionale del Presidente De Pascale, anche con Paolo Burani, proprio alla Presidenza della Commissione ambiente e territorio. Da sempre schierati contro il taglio dei pini marittimi ancorchè ultraottantenni di viale Roma o via Piancastelli, che distruggono pericolosamente per gli utenti l’asfalto, hanno incredibilmente taciuto a fronte del disboscamento di ettari di bosco lungo i fiumi senza protestare o proporre alternative» conclude Acri.