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“Cristo Crocifisso con la Vergine e San Giovanni” per un’opera al mese

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Torna la rassegna Un’opera al mese con un omaggio alle Giornate Pellegriniane: domenica 4 maggio, alle ore 18,30, il ventitreesimo appuntamento cittadino dedicato all’arte presenterà l’affresco staccato “Cristo Crocifisso con la Vergine e San Giovanni” (1310 ca) di Giuliano da Rimini conservato nella Basilica di San Pellegrino Laziosi in Piazza Morgagni. “La presenza della rassegna Un’opera al mese nelle Giornate Pellegriniane all’interno della Basilica – precisano il sindaco Gian Luca Zattini e il vicesindaco con delega alla cultura, Vincenzo Bongiorno – testimonia quanto sia prezioso e ricco il nostro patrimonio artistico, che merita per questo di essere narrato in forma divulgativa alla comunità forlivese, e non solo“.

Per l’occasione, l’opera, grazie alla disponibilità dell’Ordine dei Servi di Maria, rettori della Basilica, verrà trasferita dalla Sala Capitolare, sua collocazione originaria, alla navata centrale per consentire al pubblico di poterlo ammirare direttamente durante l’evento. A spiegarne la scelta, anche il curatore della rassegna Stefano Benetti, Dirigente alla Cultura del Comune di Forlì: “l’opera in questione racchiude in sé un duplice valore: da una parte, quello di un’opera d’arte di sicuro interesse in quanto rappresentativa del nuovo gusto giottesco che anche a Forlì si afferma all’inizio del Trecento; dall’altra quello di un’affresco a cui un’intera comunità attribuisce un vero e proprio ruolo di oggetto miracoloso e di immagine di culto in quanto fautore, secondo la tradizione agiografica, della guarigione di Padre Pellegrino“.

A raccontare il “Cristo Crocifisso” di Giuliano da Rimini sarà il professor Fabio Massaccesi, docente di Storia dell’arte medievale all’Università di Bologna. “L’affresco raffigurante la Crocifissione tra la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista – spiega il professor Massaccesi – è opera di Giuliano da Rimini, pittore attivo nei primi decenni del Trecento e figura di spicco della cosiddetta “Scuola riminese”. Formatosi in un ambiente fortemente influenzato dall’esperienza giottesca – Giotto stesso aveva lasciato tracce del suo passaggio nella chiesa di San Francesco a Rimini, oggi Tempio Malatestiano – Giuliano fu fratello dei pittori Giovanni e Zangolo, con i quali condivise un linguaggio artistico orientato alla volumetria delle forme e alla narrazione emotiva. Pur mostrando a volte una certa incertezza nella resa dello spazio tridimensionale, specie se confrontato con il più sicuro Giovanni, Giuliano seppe imprimere alle sue opere un’intensa carica drammatica e devozionale”.

L’affresco forlivese era parte di una più ampia decorazione destinata alla sala capitolare del convento, luogo di assemblea e confronto della comunità religiosa. In tale contesto, la Crocifissione non era solo immagine liturgica, ma strumento di meditazione sulla Passione di Cristo, richiamo costante all’umiltà, all’obbedienza e alla carità evangelica che dovevano ispirare le decisioni e le correzioni fraterne. La scena, posta in posizione centrale, costituiva il baricentro visivo e spirituale dello spazio.
Il disegno netto e calibrato del profilo anatomico – conclude Massaccesi – conferisce al corpo di Cristo una salda presenza plastica e una potente forza espressiva. Colto nell’attimo in cui esala l’ultimo respiro, il Cristo di Giuliano unisce il pathos del momento a un’eleganza composta e quasi classica, secondo l’insegnamento giottesco. Non a caso, il riferimento alla Croce dipinta da Giotto a Rimini si impone come modello ideale anche per questa intensa interpretazione forlivese“.

Di origine romagnola, Fabio Massaccesi è professore associato di Storia dell’arte medievale e concentra la sua attività di ricerca su temi legati alla committenza artistica, alla miniatura, alla pittura monumentale e ai contesti architettonici, con particolare attenzione alla produzione pittorica riminese e all’iconografia tra XII e XV secolo. I suoi studi spaziano anche nella critica d’arte, con un interesse specifico per la figura di Francesco Arcangeli al quale ha dedicato diversi articoli e un volume. Particolarmente sensibile allo studio degli spazi e alla ricostruzione degli allestimenti liturgici medievali, ha promosso e organizzato diversi convegni sul tema. Dirige inoltre la rivista di Dipartimento Intrecci d’arte. Promosso dall’Assessorato alla Cultura, il ciclo di appuntamenti pensato per far conoscere in modi nuovi il patrimonio storico-artistico forlivese è curato dal Dirigente alla Cultura Stefano Benetti e realizzato dal Servizio Cultura in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei di Forlì presieduta da Raffaella Alessandrini.