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A Forlì la Fondazione dispone, la politica esegue

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Stamani, sul cellulare mi ha raggiunto l’intervista, rilasciata ad un quotidiano locale da Maurizio Gardini, presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. L’ho letta con iniziale curiosità, presto divenuta grigia delusione: nulla di che, le solite argomentazioni trite e di circostanza, usuali e inevitabili per qualunque fondazione bancaria, come si conferma pure nel caso di quella forlivese, che, da una parte, allunga la mano della sussidiarietà, dispensatrice di bene e aiuto, dall’altra nasconde, invece, quella del proprio tornaconto. Le banche svolgono il loro ruolo, concludendo buoni affari, le loro fondazioni fanno altrettanto, soprattutto compensando o alleggerendo, per vie traverse e indirette, gli oneri delle prime con le agevolazioni di legge, previste proprio per il “far bene” delle presunte samaritane fondazioni bancarie.

Nulla del presente e del futuro del territorio forlivese è rimasto escluso dalle dichiarazioni del presidente Gardini, davvero un compendio di quanto nelle capacità della Fondazione, così efficaci e provvidenziali sostitute delle incapacità amministrative, gestionali e finanziarie dell’intera politica forlivese, da destra a sinistra poiché, dall’una all’altra, se non è zuppa è pan bagnato. Dalla cultura all’istruzione; dall’università alla ricerca scientifica; dalla sanità alla tutela dei disabili e anziani; dall’associazionismo agli interventi sul centro storico di Forlì; infine, dallo sviluppo del nostro Appennino a Casa Artusi in quel di Forlimpopoli, ebbene tutto è finito nei buoni propositi della forlivese Fondazione Cassa dei Risparmi, via via snocciolati nelle dichiarazioni del presidente Gardini.

Suvvia, non facciamo i tonti: ormai, a Forlì la Fondazione ampiamente dispone e la politica, tutta, di qualunque colore e bandiera, esegue. Anzi, a Forlì il consiglio d’amministrazione della Fondazione e il Consiglio Comunale non sono neppure due organi distinti, autonomi, considerato quanto il secondo consiglio sia dipendente dal primo, costituendone soltanto la copertura politica istituzionale. Le fondazioni bancarie tengono la borsa dei denari, così anche a Forlì condizionano la libertà e l’autonomia politica: vincono da tempo, non cadiamo dal pero, solamente le coalizioni, i partiti, le liste di comodo e con loro le lobby che meglio assecondano le mire, i progetti delle fondazioni, il resto risulta esclusivamente fuffa, scenografia di insulsa politica.

Mentre scrivo queste righe, nel televisore domina il faccione di un grande giornalista, potente direttore editoriale e onnipresente storico che ricorda il complotto demo-pluto-giudaico-massonico di memoria fascista: per fortuna gli odierni tempi italici e forlivesi sono ben diversi, nelle istituzioni e nella vita pubblica i modi di dire e, soprattutto, di fare sono cambiati, tuttavia spesso si avverte ancora tanto odore di bruciato, di zolfo demoniaco, quanto basta per sospettare che il complotto demo-pluto-massonico, mettiamo da parte gli ebrei, si sia evoluto e più modernamente rinnovato, magari anche attraverso la nostra Fondazione e i nostri buoni salotti cittadini. Corso e ricorso storico? Chissà, certo il sospetto è legittimo e, si sa, “A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina”.

Intanto, per carità, rassicuriamoci con le deliziose dichiarazioni del presidente Gardini. “Fino al 2028 ancora tre mostre importanti”, ennesime della pressante e inventiva nenia culturale, naturalmente sempre ad opera della Fondazione. “Compreremo una Tac innovativa per la radiologia dell’ospedale di Forlì”, un gingillino da 1,5 milioni di euro, per carità benaccetto, ma il presidente ci risparmi la “sola”, per dirla alla romana, che tale donazione possa abbreviare le attese al Pronto Soccorso, vedremo. Infine, “La Fondazione è impegnata anche nella candidatura di Forlì capitale italiana della cultura 2028” … “Il Buon Vivere sta crescendo … importanti gli investimenti … Con una battuta, si può dire che la cultura costa, ma l’ignoranza di più …”, e tutto questo, nonostante la vandalica dispersione del patrimonio culturale forlivese tra biblioteche, archivi e raccolte artistiche, persino rompendo ogni unitarietà collezionistica. Tutto questo, nonostante con gran cassa di trombe e tromboni inaugurativi si spaccino per promozione culturale soltanto scriteriati traslochi di vaste parti dei beni culturali forlivesi.

In qualche ritaglio di tempo dalla sua attività di tesoriere il presidente Gardini si guardi attorno, consideri bene la realtà culturale fattuale che ci circonda e risponda: La cultura costa, egli ha stamani affermato, ma la cultura di chi, forse pensa davvero di spendere per la cultura di tutti i forlivesi?; L’ignoranza costa di più, ha sempre dichiarato stamani il presidente Gardini, forse pensa veramente di sopperire all’ignoranza di tutti i forlivesi? Sono di parere contrario, al momento costano molto e a scapito sempre dei cittadini solo l’incultura e l’ignoranza della politica, dell’attuale classe dirigente e di tanto “popolo grasso” che tanto alluvionano la nostra Forlì.

Franco D’Emilio