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Forlì deserto, tutto rose e fiori

Di Franco D'Emilio Leggilo in 2 minuti
Aggiornato: 3 febbraio 2025
Forlì deserto, tutto rose e fiori

Forlì merita davvero di diventare sempre più la città ideale dove tutto è rose e fiori e, se ci sono problemi, questi si cancellano con le maniere forti, ma senza risolverli perché, si sa, le soluzioni accorte richiedono tempo e, soprattutto, intelligenza, beni dei quali, oggi, molti amministratori e politici forlivesi non sembrano giustamente disporre, anche per scarsa attitudine e disponibilità personale. Così, nell’odierna Forlì, tutta rose e fiori, tanta fioritura risulta solo apparente copertura di incapacità, contraddizioni e, pure, molto triste abbandono.

Ma sembra che vada bene così, dunque con tanta polvere nascosta sotto il tappeto, giusto perché piazza Saffi sembri ancora il salotto buono cittadino e non l’attuale, miserevole deserto dei tartari, teatro di tanto nulla o tanta pochezza e futilità, ormai fuori da ogni progresso. È la Forlì dei balocchi di Betty Boop, strombazzata da ruffiani annunci come già al lavoro per la prossima fiera acchiappa citrulli di fine anno; è la Forlì di Peppe che cinge, serra i problemi dentro i cancelli di una toppa peggiore del buco.

È la Forlì della cultura dove azzardo, pressappochismo e botta di culo sono i criteri per individuare un giusto dirigente, appena con la insufficiente infarinatura di tutto un po’ perché la gestione culturale forlivese non esca fuori dal seminato dell’astrusa fuffa del “miglio bianco”. È la Forlì alluvionata, strozzata dalla perfida, disastrosa burocrazia del disastro, e sempre più sola e senza speranza.

È la Forlì degli sceriffi alla Pedrito El Drito che contro il disordine e la criminalità mostrano i denti senza, però, sapere ne’ come ne’ cosa mordere, tanto l’importante è risultare elettoralmente duri e repressivi a chiacchiere. È la Forlì che continuamente chiude “per cessata attività” e, ironia della sorte, nemmeno può invocare la Madonna del Fuoco, sua patrona, avendola impegnata come testimonial di varie attività commerciali. Parafrasando Publio Cornelio Tacito, è la Forlì di chi ne fa un gran deserto e lo chiama città.

Franco D’Emilio

L'autore

Franco D'Emilio
Franco D'Emilio

Origini toscane, ma forlivese d’adozione dal 1986, per 38 anni funzionario scientifico del Ministero della cultura nel settore degli archivi, biblioteche e dei beni artistici, storici. Curatore di numerose mostre storico-documentarie d’iniziativa pubblica e/o privata. Autore di pubblicazioni prevalentemente sulla storia italiana contemporanea. Collaboratore di testate giornalistiche ed agenzie di stampa, locali o nazionali.

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