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Il 250° della costruzione del Santuario della Madonna della Maestà di Predappio Alta
Sabato 19 e domenica 20 ottobre, Predappio Alta festeggerà il 250° anniversario della costruzione del Santuario della Madonna della Maestà. Due giorni tra musica, cultura e devozione per omaggiare un simbolo religioso e identitario dell’antico paese arroccato su uno sperone di roccia. Il programma di eventi per il 250° anniversario (1774-2024), organizzato dalla Parrocchia Santa Maria Assunta col patrocinio del Comune di Predappio e grazie alla collaborazione con La BCC Ravennate Forlivese Imolese, inizia sabato 19 ottobre, alle ore 21,00 con un concerto di musica sacra nella chiesa parrocchiale. Protagonista musicale della serata sarà il Coro di San Filippo Neri di Forlì, diretto dal maestro Paolo Bacca, che proporrà un repertorio di musica sacra.
Domenica 20 ottobre, con appuntamento alle ore 14,45 e partenza alle 15,00 è previsto un evento itinerante alla scoperta del paese. “Il castello, il borgo, la Maestà” è il tema della passeggiata culturale tra memoria, arte, tradizioni e storia sociale che avrà come accompagnatori Riccardo Ranieri, Vanna Rovi, Mario Proli e Gabriele Zelli. Il percorso inizierà con la visita al Santuario e, dopo aver toccato i luoghi più significativi del borgo e del castello, tornerà in piazza per permettere di seguire, alle ore 16.45, il passaggio dell’antica immagine sacra nella piazza verso la chiesa parrocchiale dove, alle ore 17, il Vescovo Livio Corazza concelebrerà con don Massimo Bonetti e don Franco Appi la Santa Messa che sarà animata dal coro del Vicariato. Partecipazione a concerto e passeggiata libera e gratuita. In caso di maltempo la passeggiata sarà sostituita da un incontro sulla storia del paese che verrà ospitato all’interno della chiesa parrocchiale. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare.
Il santuario della Maestà è un luogo di culto raccolto e garbato che custodisce l’antico dipinto su pietra del XV secolo raffigurante la Madonna col bambino: la Maestà. Uno scrigno di fede, arte e sentimento popolare arricchito, sulle pareti laterali, da immagini bibliche incentrate sulla figura di Giuditta e straordinari ex voto dipinti su tavole di legno che raccontano fatti tragici del borgo, delle campagne o dei fronti di guerra, i cui protagonisti ottennero la protezione mariana e alla quale resero onore “per grazia ricevuta”. È una Maestà di popolo e al rapporto col popolo sono legate le origini della chiesetta.
Correva l’anno 1760 quando nella piazza ai piedi della rocca – oggi centro del paese ma fino all’età moderna immediato sobborgo fuori dalle mura del castello – esisteva un oratorio nel quale era collocata l’immagine mariana. Col passar del tempo, l’oratorio era divenuto inagibile e la Maestà fu staccata per essere collocata in posto più sicuro. Le autorità pensarono alla chiesa arcipretale che, all’epoca, si trovava ancora all’interno del castello ma quando i portatori giunsero alla porta d’ingresso avvenne qualcosa di imprevisto che impedì il passaggio.
Il popolo in processione interpretò questo fatto come un “segno” e da ciò scaturì la decisione di erigere un nuovo edificio fuori dalle mura. Per quella povera comunità di collina l’impresa si prospettava molto difficile vista la scarsità di denaro. Così scattò un impegno corale da parte dei contadini e dei braccianti i quali nel raro tempo libero dal lavoro, quasi sempre limitato alla domenica in occasione della messa, portarono pietre e costruirono muri. Si legge nel “Liber cronicon” parrocchiale: “Occorsero 15 anni di elemosine e di stenti perché la pietra e la fede viva della popolazione potessero dare degna abitazione alla taumaturga immagine”. Finalmente a metà ottobre dell’anno 1774 il santuario fu aperto. In quell’occasione, stando sempre alla memoria locale, avvenne un altro episodio miracoloso. Una donna, affetta da ossessione, al termine della processione baciò la sacra immagine e si sentì guarita. Nel santuario, epigrafi ricordano le date di fondazione e di costruzione del campanile attiguo. Per tradizione, la Maestà viene festeggiata a Predappio Alta la terza domenica di ottobre.
Gabriele Zelli