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Tecnico radiologo, artista e paziente, dona un quadro alla Chirurgia generale e Terapie Oncologiche
Paolo De Rosa ha donato oggi un’opera pittorica, dal titolo “Il filo della vita” 70×70 acrilico su tela, tecnica mista con spatola, pennello e dripping, alla Chirurgia generale e Terapie Oncologiche avanzate dell’ambito di Forlì. “Siamo profondamenti grati – commenta il professore Giorgio Ercolani direttore dell’Unità Operativa Chirurgia Generale e TOA di Forlì – per questa generosa donazione che arricchisce la nostra unità operativa non solo dal punto di vista estetico, ma anche umano. L’opera pittorica donata non è solo un elemento decorativo, ma un simbolo di bellezza e speranza che desideriamo trasmettere ai nostri pazienti e a tutto il personale. In un ambiente come il nostro, dove ogni giorno affrontiamo sfide difficili, l’arte può rappresentare un importante sostegno emotivo nei momenti di maggior difficoltà. Questa donazione testimonia una vicinanza al nostro lavoro e un sostegno alla cura integrale della persona, che non si limita alla dimensione fisica, ma abbraccia anche quella emotiva e psicologica“.
“Nel 2023, la mia vita è stata messa a dura prova da una malattia importante – spiega il donatore, il dottore Paolo De Rosa -. Il mio destino si è legato necessariamente alle mani esperte di un medico, in un cammino verso la guarigione. La mia passione per la pittura è nata in tenera età: circondato da giochi, ma attratto irresistibilmente dal disegno. Il dono di una tela e di colori ad olio da parte di mio padre fu una rivelazione: rappresentare gli eventi della mia vita, e non solo, divenne una sorta di automatismo. Gradualmente, la mia tecnica si affinò, esplorando sia immagini surreali che figurative”.
“Nonostante lavori come Tecnico di Radiologia Medica – prosegue – non ho mai abbandonato la pittura. Ho deciso di donare un’opera pittorica per esprimere gratitudine a chi mi ha preso in cura e fare in modo che la memoria dell’importanza dell’atto medico venisse custodita nel tempo e nel luogo in cui è protagonista. Avendo lavorato in campo sanitario per 35 anni, conosco bene l’importanza della professione medica nei confronti di chi soffre. Vorrei contribuire a creare un’atmosfera più accogliente e umana, un piccolo spazio dove le immagini possano lenire il dolore, almeno quello mentale, e infondere speranza.”