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Quando la storia scivola su una buccia di patata
Un classico dei fumetti, delle comiche finali, però, in fondo, possibile incidente per chiunque in strada è lo scivolone su una buccia di banana: gambe all’aria e inevitabilmente giù per terra, ma pronti a rialzarsi con qualche ammaccatura. Per metafora possiamo dire che qualche buccia di banana è sempre in agguato nella vita delle persone, delle comunità, perché no della loro stessa storia.
Ieri, Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, ha dichiarato di sentirsi protagonista di nuova storia italiana, ribadendo, così, con tanto orgoglio la sua “mission” politica. Peccato che questa mission si riveli farlocca, inconsistente perché, oltre che nelle sue mani, riposta in quelle inavvedute, deboli e peccatrici di un suo ministro, incline ad affidare il carro delle proprie responsabilità, delle proprie malriposte ambizioni al traino di quel proverbiale pelo, da sempre antagonista vincitore sul tenace paio di buoi.
Ieri, la nuova storia italiana di Giorgia Meloni è anch’essa scivolata impietosamente su una buccia, però non di banana, ma di patata, quest’ultima davvero più insidiosa: c’è, ma non si vede subito, tuttavia, se la si scopre e la si può valutare, apprezzare, allora per lei si è disposti a tutto, magari persino a dispensare alti incarichi di consulenza, pur di continuare a inebriarsi del profumo di quel fiore di mille e una notte pompeiane, improvviso e pericoloso tentatore di chi, povero ministro, più tondo che persona quadrata di responsabile buonsenso, quindi assennata, come ancora di più deve essere un uomo di governo.
Ieri, la grande, nuova storia italiana nelle intenzioni di Giorgia Meloni è scivolata sulla storiella farsesca, boccaccesca di Gennariello, ministro gaffeur della cultura, sotto sotto, quatto quatto, tomo tomo, come si dice a Napoli, tanto sensibile da sacrificare oneri ministeriali al sensuale godimento inatteso di una nuova Origine du monde di Gustave Courbet, pittore del realismo francese, consegnato alla storia dalla sua abilità nel dipingere molto realisticamente quella stessa buccia di patata che tanto oggi prude la politica italiana. Povero Gennariello, prima ha goduto, poi, colto con le mani in tanto miele della sua liaison, ha pianto in diretta televisiva sul suo peccato, vero protagonista di ridicole “lacrime napulitane”: senza dignità, tanto squallore!
Franco D’Emilio