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Confedilizia FC contraria alle polizze contro i danni da maltempo per gli immobili ad uso abitativo

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Le notizie che giungono subito dopo il disastro preoccupano l’associazione dei proprietari. Si parte dalla premessa che il territorio, le città ed i paesi sono patrimonio di tutti, senza distinzione alcuna, tanto più tra classi sociali. Per Confedilizia Forlì-Cesena e della Romagna l’alluvione della scorsa settimana impone l’ennesima riflessione; sì perché, per dirne una, se una casa diventa inagibile perché invasa da acqua e fango o persino distrutta, come purtroppo è accaduto, chi perde non è solo il proprietario, ma anche l’inquilino che ci abita e che paga un canone. Quando si verificano disastri come questi perdiamo tutti: perde chi lavora per pagare il mutuo per l’acquisto della casa e le tasse, non poche ed onerose, e perde chi lavora per pagare il canone di locazione in quanto inquilino.

Non a caso nei tavoli organizzati dal Comune di Forlì la scorsa estate per discutere sull’emergenza alluvione del 2023 le associazioni dei proprietari – Confedilizia Forlì Cesena e Asppi – e degli inquilini – Sunia, Sicet ed Uniat – si sono trovate unite nell’affrontare le diverse questioni e rapportarsi con l’allora assessore del welfare.
D’altra parte, se il cittadino deve far fronte all’imposizione fiscale, che è un dovere da assolvere di buon grado in un paese civile, egli deve però avere un’adeguata risposta in termini di gestione delle finanze e di esecuzione di opere necessarie ed adeguate da parte di chi amministra la cosa pubblica a tutti i livelli: nazionale, regionale e comunale, compreso il consorzio di bonifica.

Si legge che nel corso degli ultimi 10 anni sarebbero stati ricevuti dalla Regione Emilia-Romagna quasi 600 milioni di euro per la prevenzione del dissesto idrogeologico; visto quello che è accaduto è doveroso riferire se, per cosa e dove questi sono stati impiegati. Ciò, a fronte di autorizzazioni edilizie discutibili concesse per costruzioni in certe zone troppo in prossimità dei fiumi, non aver dragato i letti di fiumi e torrenti, non aver predisposto casse di espansione sufficienti, aver proibito e sovente sanzionato privati che hanno osato decespugliare gli argini dei fiumi o raccolto legname caduto, e tanto altro.

Se questo vale per il passato, per il presente non basta “stanziare” – che ovviamente non vuol dire “versare” a cittadini ed imprese danneggiati, molti dei quali hanno perduto tutto – ulteriori venti milioni di euro, sulla cui sufficienza si dubita fortemente, oltre a quelli già “stanziati” lo scorso anno, perché è necessario che tali denari vengano impiegati e distribuiti adeguatamente ed in tempi celeri, cosa che sinora non è avvenuta. Certo non è semplice, ma va fatto, in fretta e con giudizio.
A livello locale poi, per fare un esempio, lascia a dir poco perplessi sapere che a Forlì l’invasione delle acque in alcune zone già duramente colpite lo scorso anno pare sia dipesa dall’inadeguatezza del sistema fognario; viene allora da chiedersi cosa sia stato fatto negli ultimi sedici mesi, a parte i tanti cantieri stradali aperti per modificare la viabilità, sulla cui opportunità ed utilità pratica è a questo punto lecito calare delle riserve, specie dopo l’alluvione del 2023 ed a prescindere dal fatto che magari si tratti di opere già programmate. Il che non vuol certo dire che Confedilizia Forlì Cesena sia “contro” le Amministrazioni comunali, ma che l’associazione dei proprietari si pone, come ha sempre fatto, quale interlocutore qualificato di sindaci e giunte per far fronte ad un problema comune.

È poi inaccettabile l’adozione di provvedimenti dissennati ed ingiusti, calati sui cittadini, come la recente ipotesi di estendere ai proprietari di abitazioni l’obbligo già previsto per le imprese dalla Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023), che dovranno assolverlo entro il 31 Dicembre di quest’anno, di stipulare una specifica assicurazione contro le calamità naturali. Di fatto si tratta di un’ulteriore tassa che comporterebbe ulteriori costi a carico dei proprietari, già gravati da imposte; si tratta di un costo che poi inevitabilmente si rifletterebbe anche sugli inquilini, facendo aumentare i canoni di locazione, i cui proventi verrebbero impiegati per far fronte a questa ulteriore spesa. Quello dell’assicurazione obbligatoria è un rimedio dissennato e che serve solo ad aggirare ciò di cui dovrebbero invece farsi direttamente carico lo Stato e gli altri enti pubblici per la sicurezza e la salute dei cittadini.

In occasione del Coordinamento Legali di Confedilizia tenutosi lo scorso 21 settembre il vicepremier Matteo Salvini, Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, ha dichiarato: “Lo Stato può dare delle indicazioni, questo vale anche per l’assicurazione, può dare un consiglio, però non viviamo in uno Stato etico, dove lo Stato impone, dove lo Stato vieta o obbliga a fare”. Bene, allora è quanto mai necessario che in seno al governo vi sia unanimità di vedute e di propositi, perché così non sembra dato che l’ipotesi dell’estensione dell’assicurazione obbligatoria sulle abitazioni, per i danni da maltempo, terremoti e calamità naturali, che ricadrebbe su migliaia di famiglie, è del Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci; pare poi che il Governo abbia in questi giorni scartato l’ipotesi di una proroga dell’obbligo di assicurazione a carico delle imprese. Il tutto, per andare nell’immediato, a scapito delle imprese e della popolazione emiliana e soprattutto romagnola, la quale nell’ultimo anno si è rimboccata le maniche per risollevarsi, per poi essere nuovamente colpita dall’alluvione della settimana scorsa, e con la preoccupazione di esserlo ancora alla prossima pioggia. Non si dà torto a chi si chiede perché deve continuare a pagare tasse ed invoca lo sciopero fiscale. Occorre impegno immediato, non procrastinabile e trasparenza massima.