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Quando a Forlì la toppa è peggio del buco
Forlì si arrende e si blinda per contrastare il degrado del centro cittadino, il risorgente conato di vomitevole razzismo con volantini sulle vetrine dei negozi etnici: la proposta iniziale è quella di chiudere di notte l’accesso libero alla Galleria Mazzini (nella foto) e alla Galleria Saffi, entrambe nella zona calda, più a rischio per insicurezza e potenzialità criminogena. Tale idea propositiva è dell’assessore Giuseppe Petetta, fra l’altro con delega alla transizione ecologica ed energetica, a Forlì città verde, al benessere animale e alla mobilità, quindi fuori da ogni responsabilità diretta sulla sicurezza cittadina, ma, nonostante questo, oggi come cavoli a merenda sulle pagine della cronaca locale.
Non è affatto un’idea geniale, anzi rivela l’inavvedutezza maldestra quanto, spesso, la toppa sia peggiore del buco, ma soprattutto manifesta come la possibile chiusura notturna delle due gallerie in questione richiami molto la condotta dello struzzo di porre la testa sotto la sabbia per ignorare il problema. L’assessore Petetta propone, infatti, solo un mediocre pannicello caldo ovvero un rimedio inefficace, insomma un palliativo che non affronta affatto con determinazione e alle radici il problema della sicurezza, ma, addirittura, ci gira attorno, lo dribbla con proposte inconsistenti, improvvisate, senza capo né coda.
Inoltre, non è neppure corretto pensare che l’accordo con i condomini interessati sia giustificativo della chiusura delle due gallerie che, in realtà appartengono e si collocano nella vivibilità di tutti i forlivesi; poi, il precedente di una chiusura notturna di una parte, seppur minima, della città suscita l’idea discriminante di una parcellizzazione, “ghettizzazione” della sicurezza, da zona a zona della nostra Forlì. Questo contrasta con la visione e la guida amministrativa, unitaria dell’intera comunità; questo contrasta con l’impegno di autorevole coraggio, decisionismo che si richiede ad un fattivo e competente governo locale.
Si valuti, piuttosto, di verificare il titolo di abitazione di molti nel centro storico forlivese; ancora, se sempre sussista regolarità nei contratti di locazione e, poi, quali siano i gruppi familiari locatari, infine se si pratichi l’abusivismo di camere in uso ad estranei, fuori da ogni regolarità locativa. A Forlì si sa e si parla di immigrazione clandestina fuori da regole e controlli, quindi solo avventuristico pensare di contrastare tale illegalità con soluzioni marginali, parziali, provvisorie, in conclusione di inutilità “petettiana”.
Franco D’Emilio