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Alle ortiche la compagna Elly Schlein

Di Franco D'Emilio Leggilo in 3 minuti
Aggiornato: 11 giugno 2024
Alle ortiche la compagna Elly Schlein

Parafrasando un detto romano molto greve, pesantemente volgare, credo che sia inevitabile concludere come Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, si spacci, davvero con tanta faccia tosta, per “compagna” alla faccia della pelle, dei problemi di chi veramente vive con poco o in difficoltà. Gioca a fare la leader della sinistra italiana, più o meno con la stessa disinvoltura con la quale si può giocare a monopoli o a burraco, convinta, però, di dare sempre autorevolezza e credibilità al suo costante bluff politico.

Predica falsamente bene, ma razzola male, dunque la differenza tra lei e il gallinaceo la fanno solo le penne. Lei non ha le piume, si rivela arditamente nuda nella sua natura politica, votata al socialismo, alle cause dei lavoratori, alla frescaccia della persistente lotta antifascista, ora nel segno dell’antimelonismo. Confonde sempre le carte in tavola e, quando parla, l’uditorio dei compagni in piazza pende dalle sue labbra, quasi in arrampicata di sesto grado per capire cosa abbia mai sproloquiato: tutt’attorno la solita corte di nani e ballerine, compagni yes man e compagnucce frizzi e lazzi.

Insomma, abile a menare per il naso la sinistra, spesso supportata in questo da Stefano Bonaccini, fine maestro parolaio, ancora imbonitore del popolino che il rosso sia il colore della riscossa e non della vergogna. Poi, però, capita sotto i piedi la buccia di banana e, allora, anche la compagna Elly finisce malamente a terra; anzi peggio, perché trattandosi di una buccia di banana metaforica, la segretaria del PD cade a terra, scivolando sulla sua falsità, doppiezza. Basta la buccia di banana di una foto che ritrae la proletaria compagna Schlein con una camicetta della griffe Dior dal costo di ben 2.500 euro, non propriamente un capo d’abbigliamento da bancarella del mercato o negozio dai prezzi accessibili

Ohibò, ma questa è la stessa che grida allo scandalo delle liste d’attesa, che si batte per il salario minimo, che vuole dignità, ascolto per i giovani e i pensionati? Che sia piuttosto una sostenitrice del “diritto alla moda”, professato dall’onorevole Soumahoro? Suvvia, un po’ di decenza, compagna Schlein, non la faccia più fuor dal vaso, ma vada ad accoccolarsi in un campo di vendicative ortiche proletarie.

Franco D’Emilio

L'autore

Franco D'Emilio
Franco D'Emilio

Origini toscane, ma forlivese d’adozione dal 1986, per 38 anni funzionario scientifico del Ministero della cultura nel settore degli archivi, biblioteche e dei beni artistici, storici. Curatore di numerose mostre storico-documentarie d’iniziativa pubblica e/o privata. Autore di pubblicazioni prevalentemente sulla storia italiana contemporanea. Collaboratore di testate giornalistiche ed agenzie di stampa, locali o nazionali.

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