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La saga della Deo

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Da giorni ero appostato, pronto alla mira, come il leggendario sergente York dell’omonimo film del 1941 con Gary Cooper, o all’agguato, come l’imprevedibile Ghino di Tacco, il nobile bandito ghibellino sulla via di Radicofani. Attesa non vana, prima o poi sarebbe stata costretta ad uscire allo scoperto con il suo nuovo seguito di adepti, certo persone degne, rispettabilissime, ma ignare di andare a cacciarsi in una disavventura appresso a chi politicamente ammalia, ma, poi, mai e ovunque, col tempo ha convinto, persuaso della bontà del suo amministrare.

Eccola, finalmente ancora in cronaca, Elisa Deo, risorta araba fenice in quel di Rocca San Casciano perché esule dalla sua Galeata dopo una disfatta politica a furor di popolo e, ora, toma toma, quatta quatta, con tanto nuovo candore immacolato da piccola Heidi, saltellante di valle in valle sino alle sponde del Montone per una grande rentrée in politica nel cimento elettorale rocchigiano, ultima Vandea delle sue ambizioni.

Dunque, ufficiale, candidata sindaco di Rocca San Casciano con una lista civica di chiara impronta di sinistra, checché ne dica l’interessata, e all’insegna del motto giustificativo “tengo famiglia”, avendo, la stessa protagonista, dichiarato di avere tanto parentado familiare di zii, cugini, quindi panierino di votucci sicuri, nel Comune, ora oggetto della sua rinnovata bramosia di scena politica dopo il digiuno impostole dall’uscio galeatese in faccia.

Eccola, dunque, al centro di una foto in un leggiadro outfit confettato e con i suoi dieci incauti paladini, cinque su un lato, cinque sull’altro: “gruppo motivato e dinamico”, ha dichiarato la candidata, giusto per dire una seria banalità di circostanza. Tanta vicinanza e comprensione, Dio gliela mandi buona, ai temerari in lista con “Rocca nel cuore”, davvero alla frutta la sinistra rocchigiana nelle mani di Elisa Deo.

Franco D’Emilio