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A Forlì doppiopesismo artistico ed estetico della sinistra

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Stamani la sinistra forlivese, ancora non paga di accendere polemiche elettorali, consistenti e durevoli quanto bolle di sapone, ma soprattutto povere di obiettività ed onestà intellettuale, ha proclamato urbi et orbi il suo orrore per la scultura che giovedì 16 maggio sarà inaugurata a ridosso di Porta Schiavonia, punto di accesso a Forlì che ha tracciato il limite tra il territorio tragicamente alluvionato della piana e la città storica, fortunatamente in salvo. L’opera, realizzata dal noto artista forlivese Ido Erani, è dedicata ai cittadini e ai volontari, impegnatisi contro l’alluvione, e ritrae due donne ispirandosi ad un celebre scatto fotografico di Silvia Camporesi, anch’ella nostra concittadina.

Il monumento complessivo, alto quasi due metri e mezzo, è stato realizzato in acciaio corten dal caratteristico effetto ruggine, utile richiamo della resistenza umana contro la violenza corrosiva e devastante dell’acqua. A ragione, l’artista Ido Erani è soddisfatto: “Mi sembra che renda molto bene l’idea che volevo esprimere… Quando ho ricevuto la chiamata del Comune mi sono sentito subito investito di un’importante responsabilità, quella di realizzare un’opera davvero significativa a testimonianza duratura di un terribile momento storico della città di Forlì”. Eppure stamattina è giunto, immancabilmente e pretestuosamente perfido, la cosa sta diventando patologicamente ossessiva, il solito livore criticone, spocchioso e saputello di qualche papavero, anzi no qualche piscialetto o tarassaco della sinistra forlivese, supportato dal delirio velenoso della solita signora “puzzetta sotto il naso”, alla maniera snob della compagna Concita De Gregorio.

Astiosamente tagliente nella sua inconsistenza di baggianata la definizione “colata di cemento e ferraglia” con la quale qualcuno ha liquidato il nuovo monumento, forse nel solito esaltante, ma vano tentativo emulativo di prendere la scena cittadina, nemmeno fosse un grande Renzi Piano. Stamani, la sinistra aborriva alla Giampiero Mughini il nuovo monumento forlivese, persino adducendo l’indegnità dell’attuale sindaco forlivese di centrodestra, Gian Luca Zattini, a proporre opere scultoree a ricordo dell’alluvione, non avendo egli dimostrato alcuna capacità nel fronteggiare le conseguenze del grande evento calamitoso: bontà sua di questa sinistra maldicente, divisiva, calunniatrice, ma, si sa, come diceva il buon Berlinguer, “chi semina vento raccoglie tempesta. Che strano, però, la memoria senile, ma ancora rapida, mi induce a pensar male.

Ve la ricordate quell’obbrobrio di statua di Marduk, posta nella rotonda davanti al Foro Boario nel 2022? Dovrebbe rappresentare in forma stilizzata un toro, ma tutto sembra tranne che un prolifico bovino: suscita solo angoscia, perplessità, lo spontaneo interrogativo alla Di Pietro “che c’azzecca!” Lo so che già nel ’22 amministrava il sindaco Zattini, ma perché nessuno della sinistra, allora, insorse contro simile scempio scultoreo, opera di un artista-piastrellista, celebrato oltre misura? Forse, perché il noto scultore nelle grazie dell’intellighenzia della sinistra. Perché, oggi, si liquida come colata di cemento e ferraglia il monumento di Ido Erani e, allora, invece nessuno fiatò sulla statua di Marduk, definendola, magari, un’accozzaglia informe di ferro, cartapesta e poliuretano, rivestita di un patetico mosaico trecandìs? Siamo alle solite: due pesi, due misure per la sinistra forlivese anche sul piano artistico ed estetico.

Franco D’Emilio