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L’abito non fa il monaco, figuriamoci il politico

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Non sono mai stato affetto da narcisismo, dunque dal culto, tanto meno dall’ammirazione della mia persona, non me la sono mai sentita di turbare il prossimo, risultando pesantemente sugli zebedei altrui. Posto qui una mia foto, fra l’altro risalente al mio ultimo augusto genetliaco, solo perché spunto opportuno di alcune mie considerazioni cosa renda, oggi, credibile, autorevole, accattivante la figura del politico: il problema si pone sempre, ancora di più adesso, nell’imminenza delle elezioni amministrative, che tanti candidati scalpitanti si apprestano a correre, pochi i purosangue tra tanti ronzini, somari e, per par condicio, altrettante ronzine e somare.

Certo, se fossi vocato allo sgomitamento elettorale “vota Antonio, vota Antonio La Trippa” dell’indimenticabile Totò, forse potrei metterci la faccia, ma alla cosa risulto un po’ restio, considerando quanti politici siano poi risultati facce di culo o peggio ancora. Si, avrei una faccia seria, anche paciosa e rassicurante, ma sento che non basta, in fondo il viso è come l’abito, non sempre fa il monaco, figuriamoci il politico candidatello.

Certo, nella stessa foto ho gli occhiali da sole, immancabilmente cult nella foggia griffata dei Ray Ban, roba che mi farebbe tanto politico fichetto, pronto ad impegnarsi in una task force di caccia al voto, ma sento che non basta, sarebbe solo una mezza maschera; e, poi, perché confondermi con Graziano Rinaldini il candidato sindaco della sinistra a Forlì, così contraddittoriamente sfacciato a fissare il sole dell’avvenire attraverso l’occhiale dei marines americani?

Certo, nella foto indosso un panama, allora a protezione dei miei neuroni cerebrali, forse pochi, ma efficienti, arditi e rapidi, dalla calura estiva incombente: potrebbe essere il segno distintivo di una mia candidatura, magari in tanti manifesti sui muri della città, poi presi di mira da notturni incursori anonimi con disegni di corna o falli oppure con frasi ingiuriose, massima espressione della loro capacità di pensiero. No, preferisco che il mio panama resti sulla mia scarsa canizie, magari nel culto di Isole nella corrente di Hemingway o delle novelle di Pirandello, due autori con la passione per il mio stesso copricapo estivo.

Infine, sempre nella foto che qui mi celebra, non mancano tanti libri alle mie spalle, immancabile segno di reali mie letture, quindi non complemento d’arredo a metro lineare per apparire falsamente un dotto saputello, poi neppure capace di superare metà di un cruciverba di Bartezzaghi. Certo, di cultura non manco, ma l’evidenza di candidati forlivesi dal sapere ristretto in pillole, quasi fosse Viagra, rinvigorente una loro ignoranza, riottosa all’erezione verso la conoscenza, beh, credetemi mi fa desistere dal proposito di sputtanare in politica il valore delle mie letture.

No, desisto, la politica attuale non fa per me, continuerò a tapparmi il naso per votare il meno peggio. Poi, a scrutini fatti e risultati certi, mi allungherò sulla seggiola dello studio con il panama in testa, i Ray Ban sul naso e la mia solita faccia paciosa, col pensiero soddisfatto a questo fine cazzeggio fancazzista col quale oggi ho deliziato i miei, bontà loro, tanti e assidui lettori.

Franco D’Emilio