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La Predappio del dopo Frassineti

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Piaccia o no, siamo costretti a riconoscerlo, dopo il sindaco di sinistra Giorgio Frassineti Predappio è sicuramente cambiata nel suo profilo cittadino perché non è più stata la stessa di prima, ma neppure è diventata qualcosa di innovativo sul piano della sua Amministrazione e, soprattutto, della sua progettazione nel futuro. Dopo Giorgio Frassineti la sinistra predappiese si è smarrita sotto il peso della sconfitta alle Amministrative del 2019 e subito si è rivelata, forse perché avvezza soltanto a decenni di governo, incapace del ruolo di forza politica all’opposizione, confermando, così, immediatamente di subire le conseguenze del cinico adagio andreottiano “il potere logora chi non ce l’ha”.

D’altro canto, il sindaco e la giunta di centrodestra, al loro primo esordio alla guida di Predappio negli ultimi cinque anni, hanno ampiamente deluso ogni aspettativa, a volte pure a lungo sostenuta nel tempo, quindi dimostrandosi non all’altezza di quella svolta epocale promessa nel capoluogo della valle del Rabbi: in ogni campo solo tanto opaco, scialbo, monotono piattume amministrativo, spesso esaltando oltre misura quella ordinarietà, quotidianità di manutenzione del decoro e dell’efficienza dei servizi che ogni amministrazione, qualunque sia il suo colore politico, è tenuta, comunque, a garantire. Tra il bianco e il nero il primo sindaco predappiese del centrodestra ha sempre scelto la neutralità del grigio, così come all’asciutto o al bagnato di decisioni, rispettivamente agevoli oppure complicate, ha sempre preferito l’umido fanghiglioso di troppe incertezze, indecisioni come provvedere con qualche valido progetto, persino col tempo dovuto, al bene, alla prosperità economica e sociale di Predappio.

Sotto il governo del centrodestra nel post Frassineti Predappio ha perso ogni evidenza, in taluni casi addirittura quella centralità, prima posseduta rispetto al territorio forlivese, regionale e, senza esagerazione alcuna, anche nazionale e internazionale per quel profilo turistico, sintesi e promozione veramente particolari, economicamente vantaggiose di storia, cultura ed enogastronomia. Invece, solo piatta amministrazione di cosucce ordinarie: qualche sfalcio d’erba in più, qualche marciapiede o cordolo in più, magari lungo la via principale, dimenticando l’abbandono, l’incuria di tanta Predappio nascosta. Unica memorabile inaugurazione di un’infrastruttura ad opera della giunta di centrodestra ricordo il primo tiro di catena dello scarico di un bagno pubblico, spesso chiuso per guasto, installato inopportunamente sul pendio verso Casa Mussolini.

Durante i cinque anni della sua prima sindacatura il centrodestra predappiese, così stretto dai limiti delle sue contenute competenze e capacità, si è rivelato compreso nell’amara conclusione andreottiana quanto spesso una minima sopravvivenza amministrativa sia inevitabile per chi consapevole quanto per lui sia soltanto “meglio tirare a campare che tirare le cuoia“. È interessante interpellare i predappiesi sull’operato della loro prima giunta di centrodestra per cogliere la rassegnazione alla grande piccolezza di chi oggi fa tanto fumo dopo la sua vana, trascorsa promessa elettorale di un epocale arrosto. Unica vitalità di questo centrodestra, anch’essa, però discussa perché chiaramente solo sospinta da interessi personali, compresa la visibilità della propria persona, è la corsa incessante di qualche novello emulo predappiese del glorioso maratoneta greco Filippide.

Ma è, in particolar modo, sul tema della cultura, del recupero e della valorizzazione del patrimonio culturale cittadino, pure attraverso la promozione di eventi di significativo valore e arricchimento, che si registra l’inarrestabile declino, la frana propositiva dell’attuale giunta di centrodestra: per un lustro solo piccole mostre, anzi mostrucce di scarso impegno, perché più di curiosità storica che di innovativo approfondimento, insomma appena giuste per soddisfare frettolosamente la rubrica “Lo sapevate?” della Settimana Enigmistica; fra l’altro mostrucce con l’ossessivo copia-incolla di passi sempre dallo stesso testo che sempre riconosco al volo, avendone scritto una presentazione, ma ancora di più per averne corretto i tanti svarioni grammaticali e sintattici di testo.

Né può dimenticarsi la manifesta attività censoria e la minacciata querela della giunta di centrodestra contro chi osasse criticare con fondate argomentazioni le sue trite cosucce in mostra. Inoltre, nel dopo Frassineti Predappio è uscita fuori da quell’attenzione culturale, nazionale e internazionale, relativa alla pregevole architettura del suo “museo a cielo aperto” e alla giusta intuizione dell’ultimo sindaco predappiese di sinistra circa la necessità e il valore, pure a fini di un turismo qualificato e responsabile, della storicizzazione ovvero della considerazione storica, critica e riflessiva, del Fascismo e degli altri totalitarismi del ‘900, proprio nel paese natale di Benito Mussolini. Da qui, la proposta di un’apposita struttura museale con annesso centro documentario, pure finalizzata a giustificare e sostenere il restauro della ex Casa del Fascio, quale sede di tale nuova iniziativa.

Al pensiero della giunta predappiese di centrodestra, che ha gettato alle ortiche il progetto museale di Giorgio Frassineti e dimostrato persino l’incapacità di una minima, premurosa attenzione al restauro, ora fermo al palo per guai giudiziari, della monumentale Casa del Fascio, viene da sorridere, rammentando le parole dell’on. Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, che nella puntata di Gocce di Petrolio, in onda su Rai3 lo scorso sabato 27 aprile, ha dichiarato assurdo che solo dal sindaco di sinistra Frassineti sia venuta la giusta proposta di finalità museali e di ricerca per storicizzare il Ventennio in un paese, tanto profondamente toccato dalla storia del secolo scorso. Quasi, a stento la lingua trattiene una mordace battutaccia sull’attuale sindaco predappiese di centrodestra, assolutamente fuori dalla visione culturale di un autorevole esponente della destra, oggi partecipe della maggioranza del governo Meloni.

Che dire, allora, di questo sindaco Canali, adesso alla fine del suo mandato senza gloria e senza infamia per conto di un maldestro, raccogliticcio centrodestra, di fatto persona sempre, continuamente tentennante sulle scelte importanti e decisionista solo su quisquiglie, pinzillacchere? Certo, di cantonate ne ha prese tante, basta pensare alla sola “partita delle bocce rosse”, bufala storica, incautamente patrocinata nell’aprile ’23; cantonate, tutte per colpa del suo cerchiobottismo ovvero dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per la minima scelta di non scegliere e non decidere mai: una sorta di calcolata, ma pure timorosa furbizia per non dispiacere a nessuno e, così, rimanere in sella. È una logica amministrativa infruttuosa che rifugge persino se sia meglio un uovo oggi di una gallina domani. Ahimè!

Con tutto questo non intendo qualificarmi un nostalgico della sinistra e di Frassineti al governo di Predappio, ma soltanto significare quanto la prima giunta di centrodestra abbia fallito, mancando di progettualità, di fecondità di idee e iniziative, di costante informazione del proprio lavoro ai cittadini, addirittura di vigilanza sul recupero di un bene pubblico in restauro, come è avvenuto nel caso della locale ex Casa del Fascio. Come tutti, apprezzo le competenze e i conseguenti risultati, cose sicuramente apprezzabili, ad esempio, nell’opera del centrodestra forlivese sotto la guida di Gian Luca Zattini o, altrove, in buone amministrazioni di sinistra.

Conosco Giorgio Frassineti che mi ricambia nell’amicizia; nella diversità, pure duramente contrapposta, dei nostri schieramenti siamo stati, tuttavia con lealtà e rispetto, avversari candidati sindaci di Predappio alle Amministrative del 2014; Frassineti vinse meritatamente, io, sconfitto col mio 19,6% di consensi, come già nei miei propositi, mi dimisi da consigliere comunale per dedicarmi con successo alla promozione di mostre storico documentarie, anche a Predappio, che potessero recare un contributo alla storicizzazione del Fascismo, tanto auspicata dallo stesso Frassineti. Adesso, di Predappio poco o nulla si parla o si scrive, tanto è assordante la cappa di silenzio, imposta dall’attuale amministrazione di centrodestra: di essa non resteranno né tracce né lieti ricordi.

Di Giorgio Frassineti, certo, resta più di una traccia, sicuramente più di un buon ricordo, innanzitutto quello della coerenza, dell’onestà umana e intellettuale con le quali ha inseguito e progettato il sogno di una Predappio turistica all’insegna della storia e dei suoi valori. Diversamente, negli ultimi cinque anni abbiamo visto all’opera nel capoluogo della valle del Rabbi un centrodestra nelle mani di una dirigenza di scarso valore, al massimo degna politicamente di una partecipazione alla radiofonica “Corrida. Dilettanti allo sbaraglio” dell’indimenticabile conduttore Corrado Mantoni.

Franco D’Emilio