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Il candidato Rinaldini e l’inchiesta su Roma Mafia Capitale

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Ultimo aggiornamento:

Per ora mi limiterò a pochi fatti, ma di significativo valore. Altro potrebbe aggiungersi, chissà, in fondo le storie a puntate sono spesso le più avvincenti.
Da sempre, si parla di etica ovvero di corretto comportamento dell’uomo rispetto al concetto del bene e del male: questo ancora di più nell’impegno politico personale per la comunità. Da sempre, si sostiene come il valore della condotta etica in politica si anteponga all’esistenza o meno di condanne giudiziarie, quindi prescinda da queste stesse perché, si sa, come pure diceva il mio buon maestro elementare Gino Bruni, guardandoti fisso nelle palle degli occhi, il buongiorno si vede dal mattino e dimmi con chi vai ti dirò chi sei.

S’impone una premessa: a Forlì, venerdì 19 ottobre 2012, come testimoniò la cronaca locale, il Prefetto di Forlì-Cesena, Angelo Trovato, e il direttore generale di Formula Servizi, Graziano Rinaldini, sottoscrivevano, fra l’altro pure alla presenza del Sottosegretario di Stato agli Interni, prof. Saverio Ruperto, un cosiddetto “protocollo di legalità”, utile a prevenire infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata nel settore dei servizi.

Peccato un intoppo nel successivo mese di dicembre 2012 quando un articolo sul settimanale L’Espresso denunciava possibili infiltrazioni di illegalità a Roma nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale per l’assegnazione illecita di appalti, finanziamenti pubblici da parte di Roma Capitale, soggetto amministrativo speciale della vasta città metropolitana. Nasceva così l’inchiesta sul clamoroso scandalo, solitamente denominato Roma Mafia Capitale.

Tra i responsabili di tale disegno infiltrativo di malaffare Massimo Carminati, affiliato alla tristemente nota Banda della Magliana oltre che ex terrorista dell’organizzazione neofascista dei NAR, e Salvatore Buzzi, ex omicida, poi divenuto imprenditore nel settore delle cooperative di servizi, infine, cosa non da poco, iscritto e sostenitore del Partito Democratico. Nel 2001 nasce il Consorzio Formula Ambiente dalla fusione della Cooperativa 29 giugno di Roma, presieduta dallo stesso Buzzi, con Formula Servizi di Forlì, già allora sotto la presidenza di Graziano Rinaldini, in questa carica per 28 anni dal 1992 al 2020.

L’inchiesta giudiziaria su Roma Mafia Capitale coinvolge anche Graziano Rinaldini “per i reati di cui agli artt. 81 cpv, 110, 319 e 321 c.p., commesso in Roma nel 2009”, così testualmente al n. 91) Graziano Rinaldini n. a Santa Sofia 21 aprile 1957 del decreto di archiviazione del GIP, Giudice per le Indagini Preliminari, del Tribunale di Roma in data 6 febbraio 2017 (N. 33623/16 RG GIP).

Sì, Rinaldini fu archiviato con altri quattro indagati e leggiamo testualmente, sempre nel decreto di archiviazione: “I predetti risultano iscritti per ipotesi di reati di corruzione commesse tra il 2009 ed il 2013. Buzzi, nel corso dell’interrogatorio del 23 giugno 2015 (v. trascrizioni pagg. 31 e segg. E 53 e segg.), ha riferito di un contributo causale di costoro a fatti corruttivi, taluni dei quali prescritti, avvenuti in AMA; in particolare, il Buzzi fa riferimento alla gara del 2011 per la quale avrebbero dovuto dare (oltre lui, Peterlini, quale amministratore delegato, Pino Cinquanta, quale direttore commerciale e Ugo De Francesco, quale Presidente del Consiglio di Gestione del CNS, nonché Dino Valente Presidente della COSP e Graziano Rinaldini per Formula Servizi) la somma di 500.000 euro e poi in 250.000 a Panzironi.
Le dichiarazioni rese, in assenza di riscontri, sono insufficienti ed inidonee per poter sostenere l’accusa di giudizio”.
Ognuno legga, consideri e giudichi.

Franco D’Emilio