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Alberi genealogici di famiglie di Forlimpopoli e di Pievequinta

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Ultimo aggiornamento:

Sabato 9 marzo, alle ore 16,00, a Palazzo Morattini, in via Armelino 33 a Pievequinta di Forlì, si terrà l’inaugurazione della mostra “Alberi genealogici di famiglie di Forlimpopoli e di Pievequinta” a cura di Piero Camporesi e Mauro Mariani. Saranno esposti gli alberi genealogici di una quarantina di famiglie, fra questi quello di Pellegrino Artusi (1820-1911) ricostruiti con i dati di archivio informatizzati delle parrocchie del territorio. Tali documenti, che partono dalla metà del cinquecento, sono stati informatizzati nel corso degli ultimi 30 anni dall’Associazione Culturale e Ricreativa Amici della Pieve e riguardano 150.000 atti di battesimo, 60.000 atti di morte e oltre 200.000 stati di famiglia.

Con questi dati sono già state allestite mostre nel 2002, 2004, 2007, 2015 e 2022; inoltre per diverse parrocchie sono stati pubblicati anche degli opuscoli con i dati storici più salienti. Gli alberi genealogici pubblicati a oggi sono in tutto oltre 350 e nel 2015 l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali, ha utilizzato il materiale fino ad allora informatizzato per fare uno studio sul DNA dei romagnoli nella fascia di territorio fra le provincie di Forlì e Ravenna.

Alessio Boattini dell’Università di Bologna a proposito dei risultati dello studio ha scritto: “Occupandoci già da tempo della storia genetica italiana, sapevamo che il panorama genetico della penisola è caratterizzato da due fasce longitudinali – non esiste quindi una divisione Nord-Sud, come qualcuno potrebbe sospettare – che potremmo approssimativamente definire “Padano-Tirrenica” ed “Adriatica”. Sapevamo anche che l’origine di questa ‘struttura’ è relativamente recente, risalendo al periodo fra il Tardo Neolitico e le Età dei Metalli ed è probabilmente da mettere in relazione ad eventi migratori legati alla diffusione delle tecnologie neolitiche in Italia. Ci aspettavamo che la Romagna avesse a che fare con la fascia Adriatica, invece abbiamo scoperto che la variabilità genetica romagnola è soprattutto legata alla fascia “Padano-Tirrenica”. Questo, tra le altre cose, implica che la presunta separazione fra Emilia e Romagna, per lo meno dal punto di vista genetico, non esiste. Altro punto di un certo interesse è una certa affinità che la Romagna – e in generale tutta la fascia Padano-Tirrenica – mostra con la penisola Iberica e l’Europa occidentale. Risulterebbe per rimarcare l’affinità con il popolo dei Galli e del nostro dialetto trascurabile quindi l’influenza bizantina sul territorio, che pure aveva in Ravenna uno dei suoi centri principali“.

La mostra sarà visitabile nelle domeniche 10, 17, 24 marzo, 7 e 14 aprile, dalle ore 15,00 alle ore 18,00. Ingresso libero. Per informazioni: 3357144204.